BÖLZER, Soma
Negli ultimi tempi si sta facendo davvero un immenso chiasso attorno ai Bölzer, sembra che, come con i Portal, tutti ne parlino solamente in termini entusiastici. Naturalmente questo non mi dispone nella maniera migliore: ho già provveduto a ridimensionare i Portal su queste pagine, avverrà lo stesso anche con loro? Il duo (!) svizzero ha esordito nel 2012 con il demo Roman Acupuncture, seguito dall’ep Aura dello scorso anno. Il fatto che questo disco abbia venduto 4000 copie solo in vinile vi dà l’idea della popolarità del gruppo e dell’impatto che ha avuto. E, devo dire, non è immeritata, non si tratta di qualche abile mossa di “metal marketing” legata all’immagine, la musica dei Bölzer è sul serio rimarchevole e questo nuovo Soma ne è la conferma definitiva. Anche in questo caso si tratta di un ep di diciotto minuti e due pezzi, che si muovono su di un terreno dove black e death si sovrappongono. Ritmicamente non è un disco che levi il fiato, si alternano parti lente ed atmosferiche ad altre più veloci, dall’incedere black metal. Quello che fa davvero la differenza è il lavoro della chitarra. I Bölzer riescono nella difficile impresa di risultare creativi pur rimanendo all’interno del metal estremo, senza quindi contaminarlo con altri generi. I riff creano atmosfere sinistre, a volte rarefatte e a volte estremamente violente, alternando parti stoppate ad altre in “tremolo picking”, strutturandosi – come si diceva – in due pezzi lunghi mai però noiosi. Le tracce di chitarra (niente basso!) si intrecciano, sovrapponendo i riff bassi con note alte, producendo spesso delle inquietanti disarmonie. Da questo punto di vista mi viene spontaneo accostare gli Inquisition ai Bölzer, anche loro un duo e anche loro con uno stile chitarristico riconoscibilissimo, da cui emergono bending e accordi alti dissonanti che letteralmente forgiano l’atmosfera dei pezzi. Magari i Bölzer non sono ancora così personali, a livello vocale e di suono forse si può fare ancora meglio, ma esibiscono comunque un savoir-faire che li pone molto al di sopra della media attuale dei gruppi estremi: il regno dell’eccellenza è alla loro portata. Voto: potete tranquillamente lasciar perdere gli orologi a cucù!
Tracklist
01.Steppes
02. Labyrinthian Graves