BODY OF REVERBS, New Rituals For Contemporary Bodies
Non è questo il luogo, e di sicuro non sono io la persona più indicata, per tentare una disamina della miriade di significati connessi a una pratica antica come quella del tatuaggio. Chi di tale apparato deve essere ben conscio è invece il tattoo-artist italiano Servadio, autore di una serie di happening di “ritualistic post-tattoo practice” in cui si sperimenta una specie di inedito circuito di feedback reciproci tra l’atto del tatuare in sé, la musica, il setting e tra i diversi attori presenti, non ultimo il proprietario della pelle che si va a incidere. Un progetto di cui si sottolineano le qualità ritualistiche, a metà strada tra un’ancestrale catarsi per mezzo del dolore, un tentativo di sinestesia tra sensazioni fisiche e output sonoro, e una tensione sottotraccia squisitamente post-industriale sui rapporti di azione e retroazione tra tecnologia e corpi fisici. L’interazione tra macchinetta, aghi e pelle viene registrata in diretta da microfoni piezoelettrici inseriti negli strumenti di lavoro di Servadio e amplificati e processati da un compartecipante alla sessione. Uno degli aspetti interessanti dell’impianto di Body Of Reverbs è proprio questo gioco di rimandi e riverberi da un elemento e da un attore all’altro. Non solo la macchinetta diventa strumento musicale, per esteso lo diventa anche l’epidermide del soggetto sotto gli aghi: co-produce quegli stessi suoni in cui è immerso, a loro volta co-prodotti dalla mano del tatuatore/musicista che improvvisa segni e incisioni sulla base del medesimo flusso sonoro. Flusso che viene ulteriormente modificato dall’artista chiamato dietro la consolle, ritornando nelle orecchie di quell’essere umano steso sul lettino diventato al contempo target finale e “materia prima”. Con questo lp appena uscito si può avere un assaggio della resa del tutto, visto che è corredato da un libro con foto e interventi di diversi autori sul progetto: nello specifico, in ascolto ci sono due lunghe tracce registrate durante una sessione del 2016 in quel di Hackney Wick, Londra, con Years Of Denial e Hexn a elaborare i suoni. Una sequenza di “drone” e sferragliate metalliche, picchi di frequenza e scariche sottopelle, più dilatata nella traccia con Years Of Denial, con un incedere più dinamico in quella con Hexn. Atmosfere ombrose, metalliche, dotate di una certa eleganza ieratica anche quando dai mormorii abissali si ergono improvvise insorgenze rumoristiche. È inutile dire che una registrazione non ha la stessa portata dell’assistere dal vivo a un happening. E probabilmente il materiale riportato nel vinile tende a essere poco autonomo rispetto al concept generale e alla sua messa in scena, ma rimane una doverosa e stimolante introduzione a una prospettiva diversa sul tatuaggio come fenomeno artistico e non solo.