Bloodbath: il death metal non deve evolvere
Il sesto album dei deathster svedesi Bloodbath, Survival Of The Sickest, è stato pubblicato su Napalm Records lo scorso 9 settembre. È lecito considerare questa band nata a fine Novanta come un supergruppo a tutti gli effetti: nel corso del tempo all’interno della formazione si sono avvicendati sempre “pezzi grossi” del calibro di Mikael Åkerfeldt degli Opeth e Peter Tägtgren degli Hypocrisy, per fare due esempi.
Quest’ultima uscita vede l’ingresso in pianta stabile di Tomas Åkvik dei Lik a fianco di Nick Holmes, Jonas Renkse e gli altri. Tomas aveva già ricoperto il ruolo di chitarrista in sede live per qualche anno: il suo apporto a livello compositivo si fa sentire, conferendo al nuovo album delle caratteristiche particolari seppur sempre squisitamente death metal. Sappiamo quanto il genere sia ormai parte del patrimonio culturale e genetico degli svedesi, ma non posso fare a meno di notare quanto i Bloodbath siano bravi a reinventarlo e “rinfrescarlo”, pur mantenendolo sempre fedele a delle caratteristiche specifiche. Come emerso dalla bella chiacchierata con Tomas, il death metal non deve evolvere né lasciarsi contaminare ma, come lui ci insegna, esistono diversi modi di “fare” death metal, pensiamo ai diversi approcci squisitamente svedesi (scuola “Stoccolma” e scuola “Göteborg”) o ancora all’approccio americano, più precisamente floridiano. La cosa interessante di Survival Of The Sickest è, inoltre, la presenza di elementi thrash d’Oltreoceano, specie se lo confrontiamo con la precedente uscita, che invece virava in direzione black metal soprattutto nelle atmosfere. È un album senza intoppi o punti deboli, diretto ed esplicito, che può piacere sia ai nostalgici che ai curiosi che si approcciano al death metal per la prima volta, senza per questo risultare banale o, peggio, “manieristico”.
Ciao, Tomas. Prima di tutto voglio ringraziarti per il tuo tempo. Come stai?
Tomas Åkvik (chitarra): Grazie a te per questo spazio. Sto bene, grazie, sono appena tornato a casa dal lavoro.
Dunque, andiamo subito al sodo. Tu suonavi nei Bloodbath come session member da qualche anno ormai, ma cosa si prova a diventare un membro stabile della band? Come è successo?
Beh, me l’hanno chiesto! (ride, ndr) Sì, è una bella sensazione. Conosco i ragazzi da tanto tempo, e già suonavo live nei Katatonia. È stato Niklas (Sandin, attuale bassista nei Katatonia, ndr) a portarmi nella band. Anders (Nyström, chitarrista nei Katatonia, ndr) e Jonas (Renkse, frontman, ndr) mi conoscevano e mi hanno chiesto se mi andasse di ricoprire il ruolo di chitarrista solista per qualche live, dato che il loro era impegnato in altro. Ed eccomi qui, qualche anno dopo. Mi piace quello che faccio.
Ci credo! Per quanto riguarda i Bloodbath, si può considerare la band come un super-gruppo a tutti gli effetti, e si può dire che le band principali dei componenti sono solo marginalmente influenzate dal death metal “old school”. Nel tuo caso la situazione cambia parecchio, dato che la tua band principale, Lik, è una band death metal “vecchia scuola” in piena regola. Quale è stato il tuo contributo sul nuovo album, in tal senso? Che impatto ha avuto?
Ho scritto un po’ di canzoni, una anche con Jonas, e Nick (Holmes, frontman nei Bloodbath e nei Paradise Lost, ndr) ha contribuito con i testi. Non so dirti che impatto io abbia avuto, ma sai, cerco di stare “dentro” al sound dei Bloodbath. Per darti un’idea, il brano di cui parlo è “Zombie Inferno”, il pezzo di apertura sul nuovo album: ecco, è mio e di Nick. Penso sia un buon pezzo, che riesce a far risaltare gli altri proprio perché è abbastanza diverso dal resto, ma non saprei dirti di preciso che impatto abbia avuto. L’ho mandato ad Anders e mi ha detto che era un brano molto figo, ecco… (ride, ndr)
Ora che mi ci fai pensare, “Zombie Inferno” è sfacciatamente influenzato dal death metal floridiano (Death, Morbid Angel e Obituary tra i maggiori esponenti, ndr), ed è veramente un primo brano perfetto. Hai dovuto “aggiustare” il tuo modo di suonare per adattarti al sound dei Bloodbath, come membro fisso?
No, direi di no. Sai, è da un po’ che ascolto death metal (ride, ndr), so bene cosa intendono quando mi dicono di stare andando in una certa direzione e so che tipo di sound volevano per l’album. Non è mai del tutto facile fare musica, ma conosco il genere da ogni prospettiva e alla fine è come stare dentro una scatola: hai queste caratteristiche da tenere a mente, e basta. Se aggiungi altre cose non è più death metal, se capisci cosa intendo.
Sì, sei stato chiarissimo, e vorrei approfondire la questione nelle prossime domande perché è un tema molto vasto e complesso.
Volentieri! Ma ho risposto alla domanda? (ride, ndr)
Sì, in un certo senso, ma appunto è un argomento che può essere analizzato da diverse angolazioni. Vorrei chiederti una cosa a proposito della band: il progetto è nato come “side project”, con il preciso intento di divertirsi. È corretto?
Assolutamente, in un periodo in cui il death metal era ai minimi storici in termini di popolarità, vorrei precisare, e i ragazzi volevano riportarlo in vita, o almeno è ciò che speravano (ride, ndr).
Ringraziali da parte mia, per piacere (rido anche io, ndr). Comunque, siamo d’accordo che l’intento principale era divertirsi, ma poi è diventata una cosa più seria, più strutturata…
Oh sì, decisamente! (ride, ndr)
Vi divertite ancora, suonando?
Sì, molto, è stato divertente registrare l’album ed è sempre bello andare in tour e suonare dal vivo. Sai, specialmente dopo la pandemia, che è stata a suo modo anche un argomento che ci ha ispirato nella stesura dei brani…
Sì, ci credo. È una fonte di ispirazione decisamente in linea col vostro genere… Trovi che ci siano delle differenze sostanziali nel tuo approccio a livello musicale, tra Lik e Bloodbath?
Certo, se non altro perché sono due modi molto diversi di fare death metal. Se prendi i Lik, per esempio, il sound è chiaramente legato a Stoccolma, mentre per quanto riguarda i Bloodbath, anche se molti pensano che siano la quintessenza del death metal svedese, c’è moltissimo death metal americano nel sound. Per come la vedo io, sono due cose completamente diverse. Io mi diverto un sacco a suonare quei riff vagamente thrash nei Bloodbath, ma anche quel death un po’ sludge nei Lik, se rendo l’idea. Sono due modi completamente diversi di suonare la chitarra, e sono molto amico dei componenti di entrambe le band. È una cosa che va decisamente oltre la musica. Non suonerei mai con gente che non mi piace, mettiamola così (ride, ndr).
Può sembrare un’ovvietà, ma non lo è. Suonare insieme per il piacere di farlo, a prescindere dalla carriera della band, dai contratti discografici e tutto il resto è una bella cosa, e il fatto che siate affiatati e amici traspare dalla musica che fate insieme.
È bello sentirselo dire, anche perché, sai, vogliamo sembrare truci nelle foto, ma in realtà siamo dei bravi ragazzi! (ride, ndr)
Sì, so bene cosa intendi. È sempre bello vedere come certi “pezzi grossi” del metal siano, in realtà, persone normali.
Di solito sono persone normali (ride, ndr).
Parliamo della lineup dei Bloodbath: è diversa su ogni album, ma per come la vedo io i lavori in studio sono venuti fuori abbastanza coerenti. Qual è l’ingrediente segreto, secondo te?
Oh. Mi cogli alla sprovvista ma è una domanda molto interessante. Penso che il songwriting sia un punto importante, e anche il nostro batterista, Martin (Axenrot, ndr) fa la differenza: puoi suonare un accordo a caso, e se lui è in sala prove con te e sta suonando, viene fuori una buona canzone. È nella band da molto tempo, e ha suonato su tutti gli album escluso il primo e l’ep precedente. È un batterista incredibile, ma per quanto riguarda il songwriting penso che i ragazzi, tutti, conoscano profondamente il death metal, sanno ciò che vogliono e come “crearlo”, se rendo l’idea. La band “puzza” di death metal. Ce l’abbiamo nel sangue. Ci sono influenze death metal anche nei Katatonia e nei Paradise Lost, se ci pensi. Anche Dan Swanö (polistrumentista, ha fatto parte della prima formazione dei Bloodbath, ndr) era molto “death metal”, poi c’è stato Mike (Åkerfeldt, ex frontman dei Bloodbath, ndr) degli Opeth, e anche lui è molto “death metal”, e anche se la sua band ha preso un’altra direzione, come anche i Katatonia e i Paradise Lost, è da lì che vengono, musicalmente parlando.
Sì, chiarissimo. Spero saprai perdonarmi per la prossima domanda, che potrebbe essere noiosa: puoi dirmi i titoli di cinque album che ti hanno influenzato come musicista?
Certo, con piacere! (ride, ndr). Dunque, qualsiasi album dei Guns N’Roses, ma se dovessi sceglierne uno ti direi Use Your Illusion II perché c’è quella canzone, “You Could Be Mine”, che è nella colonna sonora di Terminator 2. Poi, Master Of Puppets ed And Justice For All dei Metallica, se ne posso scegliere due, così adesso siamo a tre, poi Like An Everflowing Stream dei Dismember e Covenant dei Morbid Angel.
Grazie, è una selezione molto interessante.
Posso continuare all’infinito. Sai com’è, mi piace parlare di musica… (ride, ndr)
Facciamo dieci album? (rido, ndr)
Beh, aggiungiamo Indecent And Obscene dei Dismember, Domination dei Morbid Angel… ma sai, a me piace anche la musica pop. Mi piace molto una band che si chiama Jimmy Eat World, hanno fatto questo album, Chase This Light, che è veramente bello. Non è death metal ma hanno un modo di scrivere canzoni molto diretto che apprezzo davvero tanto.
Ed è una cosa che ti influenza in quanto musicista?
Sì, decisamente da un punto di vista compositivo quando devo scrivere pezzi death metal orecchiabili, se mi passi il termine…
Sì, certo. A quanti album siamo? Otto?
Ah, non ne ho idea. Ho perso il conto! (ride, ndr)
Aggiungerei The Somberlain dei Dissection e Unorthodox degli Edge Of Sanity.
Riconfermo: selezione molto interessante.
Ascolto davvero tanta musica, ma se vogliamo limitarci al death metal, questi sono gli album che sceglierei. Facciamo finta che i Guns N’ Roses siano una band death metal… (ride, ndr).
È una selezione che ha un senso, alla fine, perché il punto è capire cosa ti ha influenzato e ispirato, ed è un campo molto ampio.
Lo è, e per quanto mi riguarda non sono uno di quelli che si vergognano della musica che ascoltano. Io ascolto ciò che voglio, e se qualcuno pensa “ah, però non è metal”, non mi interessa. L’ascolto perché mi piace. Fine della storia. (ride, ndr)
C’è qualche festival in particolare al quale vi piacerebbe partecipare?
Non saprei. I festival sono divertenti ma anche molto impegnativi. Capita raramente che si abbia il tempo di fare il soundcheck, quindi molto spesso sali sul palco e non senti nulla! (ride, ndr) Ma allo stesso tempo è bello vedere tanta gente nuova che in altre circostanze non vedresti mai a un tuo show. Comunque, un festival al quale mi piacerebbe suonare è sicuramente il Wacken, è un grosso festival, c’è un bel backstage e bella gente. Mi piacerebbe anche lo Sweden Rock, in Svezia, ci sono stato ma non ci ho mai suonato. Dicono sia un buon festival anche quello. Ci sono tanti festival a cui vorrei suonare, a dire il vero, ma se dovessi scegliere, ecco, ti direi il Wacken.
Spero di rivedervi in Finlandia, prima o poi.
Oh sì, lì fanno il Tuska, che è molto figo e mi piacerebbe suonarci. Abbiamo suonato al Nummirock nel 2019. Ho fatto quel gesto lì, la forma del cuore con le dita, dal palco, e alcune persone hanno risposto in modo appropriato. È molto death metal (ride, ndr)
Parliamo degli ospiti speciali sui vari album dei Bloodbath: ormai è una consuetudine, ma mi chiedevo se avessero “carta bianca” per quanto riguarda le linee vocali e roba così. Puoi dirmi qualcosa in merito?
Non ne sono molto sicuro perché non sono su nessuna traccia a cui ho personalmente lavorato, ma penso che in genere sia Anders che Jonas di solito sanno già in anticipo come gestire il tutto e come vogliono che risulti il prodotto finito. In pratica compongono qualcosa che rispecchi la personalità dell’ospite che vogliono sull’album, quindi l’ospite non ha esattamente “carta bianca”, ma non potrei dirlo per certo.
Okay, non preoccuparti. Siamo quasi alla fine, mi sembra…
Abbiamo nove minuti: se fossimo a un festival riusciremmo a suonare ancora tre canzoni. Non c’è problema! (ride, ndr)
Pensi che il death metal si stia evolvendo o che le nuove band debbano in qualche modo seguire le regole?
Il death metal non si deve evolvere. È apprezzabile che qualche nuova band scriva dei bei brani, ma personalmente non voglio che il death metal si trasformi in qualcos’altro. Ascolterei altro, ma non un genere ibrido che ha come base il death metal, se capisci cosa intendo. La maggior parte delle band death metal che ascolto sono band di amici (ride, ndr) e loro suonano quello che viene definito “old school death metal”, anche se io lo chiamo “death metal” e basta.
Questo è interessante.
Non so cosa sia il “new school death metal”, non l’ho mai sentito. Il death metal è “old school” di per sé, ma chiaramente è solo la mia opinione.
Tornando a Survival Of The Sickest, ci trovo tanti influssi floridiani. È una cosa che è avvenuta spontaneamente?
No, non esattamente. Ai tempi di Grand Morbid Funeral e The Arrow Of Satan Is Drawn, quando Nick è entrato nella band, il sound era più “black-ish”, ma adesso si è fatto un passo indietro, recuperando un po’ lo stile dell’ep Breeding Death, e il sound “floridiano” è arrivato di conseguenza.
È stato parte del tuo contributo?
In parte sì, parlando con Anders mi diceva che una spinta in quella direzione avrebbe dato un risultato molto diverso rispetto a ciò che faccio nei Lik, così ho buttato giù qualche riff.
Altra domanda noiosa: quale band suggeriresti a qualcuno che mostra curiosità verso il death metal?
Dismember, Entombed, Morbid Angel, Autopsy, e aggiungiamone un’altra: Dissection, in particolare il primo album. Mi piace anche il secondo, per quanto le influenze black metal lì siano più evidenti. All’inizio non digerivo lo stile vocale, poi ci ho fatto l’abitudine, diciamo. Credo sia una mera questione di gusti, non ha niente a che fare con la rivalità tra death e black metal.
Anche perché i Dissection nello specifico erano una perfetta combinazione dei due generi, e probabilmente fino a un certo punto erano seguiti da entrambe le fanbase…
Sì, assolutamente, è una cosa che non accade spesso. Comunque suggerirei anche Bloodbath e Lik, se qualcuno mi facesse quella domanda… (ride, ndr)
Come è giusto che sia… Va bene, mi sa che abbiamo finito. Ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e spero di vedervi presto in Finlandia.
Grazie a te. Speriamo di suonare presto dalle tue parti. Ciao!