BLEVIN BLECTUM, OMNII
Bevin Kelley, classe 1971, residente a Seattle, violinista di formazione accademica, volge ben presto il suo interesse alle nuove tecnologie nei corsi universitari dell’Oberlin College Ohio e in seno al prestigioso Mills College di Oakland, dove segue le specializzazioni inerenti la musica elettronica e l’arte performativa, e proprio al Mills nel 1998 debutta dal vivo in solo con lo pseudonimo di D84.
Nel 2000, con Kristin Erickson, forma Blectum From Blechdom (duo ancora in attività), pubblicando per la Orthlorng Musork l’album Snauses And Mallards, e d’ora in avanti la sua sarà una lunga carriera in ambito elettroacustico e di sound-designer, costellata da collaborazioni, fra gli altri, con il LeapFrog Ent., il WORM di Rotterdam, Thomas Dolby, Matmos e The Soft Pink Truth, il progetto parallelo di Drew Daniel.
Potremmo aggiungere che Kelley ha studiato veterinaria, specializzandosi nella cura degli uccelli, o che si è aggiudicata il prestigioso premio austriaco della Prix Ars Electronica di Linz ma, insomma, è evidente che ci troviamo di fronte a una musicista dalla storia artistica importante e poliedrica che con il nuovo album, il sesto, OMNII (cassetta + digitale per Deathbomb Arc) raggiunge – e qui sta il bello – con una discreta dose di accessibilità la sua prova più convincente.
OMNII è stato negli Stati Uniti un magazine di grande successo, dedicato al genere Sci-Fi e pubblicato dal 1978 al 1995 da Bob Guccione, l’editore di Penthouse, all’interno del quale si leggevano autori quali Philip K. Dick, J.G. Ballard, Ursula K. Le Guin, Ray Bradbury… e queste suggestioni da fantascienza retrofuturista sono la rampa di lancio per le dieci tracce di elettronica spaziale che compongono la raccolta, degna prosecuzione della rotta verso Plutone tracciata dagli anni Sessanta in poi da – via-Negativland&co – Sun Ra ad Aphex Twin, giusto fino a Blevin Blectum. Per una strana coincidenza non posso eludere dal consigliare l’ascolto di OMNII ai lettori di Peter Kolosimo (1922-1984) e di Wu Ming, che proprio Kolosimo omaggiano nel loro recentissimo romanzo “UFO-78” (Einaudi, Stile libero): con le dovute differenze del caso, simile è l’immaginario pop di riferimento.
Tornando a OMNII: dall’astratto portale introduttivo di “Romana” si entra immediatamente nel vivo del disco con i beat di “Soft Death (Afresymegolo)” in area d’influenza Richard David James, per poi immergersi negli gli abissi di “Vermillon Sandstorm” (che sia Pro Tools, Ableton o Apogee Duet assai di rado la musica elettronica digitale è stata così calda, intensa, meditativa dai tempi analogici di Terry Riley). “Venus Velvet (Beyond The Nevermind)” segue le stesse trame sonore cosmiche cosicché al dodicesimo minuto d’ascolto siamo già belli che persi. “The Eternal Children’s Choir Of X-Day Celebration On Planet X” è una partitura degna di György Ligeti bagnata nella mescalina. Girando la cassetta, i cinque movimenti – una mini suite – che compongono il lato B dalla sono un viaggio spaziale dentro la nostra mente, nel nostro corpo, una perfetta rivisitazione contemporanea della colonna sonora per quell’assurdo quanto innovativo film che ai tempi, 1966, fu “Un viaggio allucinante” regia di Richard Fleischer, quello di “Conan il distruttore” e I sopravvissuti”, per dire!
Con OMNII il sospetto di una musica di stretta osservanza hauntologica è più che legittimo, ma possiamo dare atto a Blevin Blectum di aver sollecitato la nostra immaginazione con visioni in Technicolor assolutamente memorabili.