BL’AST!, Blood
I Bl’ast! non hanno certo bisogno di presentazioni, almeno per chiunque abbia transitato in maniera appena seria dalle parti della scena hardcore americana anni Ottanta. Formatasi nei primissimi anni del decennio a Santa Cruz (California), la band ha saputo passare dalla nomea di clone dei Black Flag a uno status di culto che ne fa tuttora una delle realtà più interessanti e rispettate di quel mondo, grazie anche a una forma di hardcore destabilizzante e fuori dagli schemi che le valse l’entrata nella scuderia SST. Era logico, quindi, che l’annuncio della Southern Lord circa la riscoperta di alcune registrazioni inedite da parte del chitarrista Mike Neider facesse scorrere un brivido lungo la schiena di molti, sia per il valore storico e “archeologico” dell’oggetto, sia per la voglia di poter ascoltare nuova musica targata Bl’ast! dopo decenni di silenzio. Merito, anche, di una campagna promozionale sapientemente dosata, che non ha lasciato trapelare troppo circa i titoli dei brani e il reale contenuto delle registrazioni, puntando tutto sul fatto che si trattava di materiale ritrovato per caso e affidato a Dave Grohl con l’incarico di riportarlo a nuova vita. Ciliegina sulla torta era, poi, la presenza in questa formazione di William Duvall (Neon Christ e oggi con gli Alice In Chains), che della sua militanza nei Bl’ast! non aveva lasciato prova in studio. Insomma, gli ingredienti del caso c’erano tutti e si poteva ben sperare in qualcosa di incredibile, capace di provocare una piccola scossa nel mondo hardcore e non solo. Purtroppo, già nello scorrere la tracklist di Blood si comprende come si tratti a conti fatti di una differente registrazione del secondo album della band, It’s In My Blood, con la sola esclusione di “Look Into Myself”, che viene sostituita da “Your Eyes”, anche questa già edita pur se all’interno di un successivo 7”. Insomma, prima delusione: non c’è nessun brano nuovo, ma si tratta come da traduzione letterale dei (volutamente?) poco chiari comunicati stampa di semplici registrazioni nuove, cioè di una differente versione del secondo disco dei Bl’ast!, il che magari era già desumibile dalla somiglianza tra i titoli dei due album. Molto più grave è il sottile dubbio che si fa strada ascoltando queste tracce e non tarda a colpire chiunque conosca bene i brani in oggetto, quello che il tasso di originalità del tutto possa essere ancora più basso. Mettiamo, infatti, che i pezzi, al netto delle chitarre di Duvall e del restyling di Grohl, suonino pressoché identici a quelli finiti nel vinile del 1987. Uno finisce per pensare che i Bl’ast!, litigato con Duvall, abbiano deciso di ripulire il master del secondo album dalle sue chitarre, così da portare a termine una sorta di damnatio memoriae. Neider ritrova le registrazioni originali che pensava andate perse, le fornisce a Greg Anderson, questo le passa a Grohl che le ripulisce e riporta all’antico splendore e si confeziona un bel pacco regalo per i molti ammiratori della band. Non c’è nessun comunicato ufficiale (almeno per ora) che confermi o smentisca questa versione, ma fossero andate davvero così le cose sarebbe stato meglio dirlo chiaramente e lasciare da parte tutta la fanfara e il mistero che la label ha profuso nel promuovere con largo anticipo l’uscita di un prodotto che, a conti fatti, sembra la classica chicca per die-hard fan. Un’uscita che ben poco aggiunge alla discografia di un gruppo seminale, a parte il rappresentare un’istantanea di un breve periodo in cui una “futura” celebrità transitò per quelle parti. Festa quasi del tutto rovinata.
Tracklist
01. Only Time Will Tell
02. Ssshhh
03. Sometimes
04. Winding Down
05. Your Eyes
06. Tomorrow
07. Poison
08. Sequel
09. Something Beyond
10. It’s In My Blood