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BLACK ZONE MYTH CHANT + NICOLAS GAUNIN, 12/10/2018

Black Zone Myth Chant

Tarcento, Ex Cinema Margherita.

Di recente l’ex cinema Margherita di Tarcento (UD) è stato interessato da una serie di interventi di riqualificazione pagati dalle Istituzioni. Se ho ben capito (non abito lì) ci sono due sale, una superiore e una inferiore. La prima è ancora chiusa al pubblico, la seconda è diventata un bellissimo auditorium. Chi meglio dei ragazzi di Hybrida per approfittarne, là intorno? Direi nessuno, e lo sto dicendo anche al Comune. Lo spazio è già stato utilizzato da poco per Tarcento Jazz, mentre questa sera tocca a Forma – Free Music Impulse, nello specifico all’italiano Nicolas Gaunin (lo pseudonimo gioca col suo vero nome) e al francese autentico Black Zone Myth Chant, che qualche affezionato alla Not Not Fun conoscerà per via dell’altro suo nom de guerre, High Wolf.

Nicolas Gaunin

Inizia Gaunin, che al momento pubblica assolutamente non per caso per i nostri amici di Artetetra: mondi per noi esotici che forse esistono solo nell’immaginazione del musicista, leggera vena sperimentale, tiro sghembo e trasognato. Incuriosisce ma un certo punto si adagia sull’idea di partenza. Lo risentirò comunque con piacere.

Breve pausa sigaretta, poi tocca al protagonista Black Zone Myth Chant, che ci porta dentro al suo disco Feng Shen (Editions Gravats/Hospital Productions, il che già dà un primo suggerimento su cosa si potrebbe sentire). L’inizio, come su album, non è dei migliori: la voce distorta e trasformata in vocione oltretombale, come una brutta copia qualsiasi di Lustmord, è da buttar via qualunque sia l’intento (ironico o serio) per cui lui pensa sia giusto usarla. Poi le cose migliorano in maniera esponenziale, grazie a un suono potente, spinto piuttosto bene dai bassi, ma soprattutto grazie a un sincretismo formidabile tra dub, dancehall, hip hop, uno zinzino di industrial e atmosfere anche in questo caso appartenenti a mondi esotici che probabilmente nemmeno esistono, ma sono la risultante di incroci genetici ancora non tentati dalla natura. Black Zone Myth Chant accontenta il pubblico con un lungo bis, portando a casa il risultato senza fatica.

Menzione d’onore per le visuals di Hybrida, sempre capaci di ridisegnare l’ambiente intorno al pubblico, in questo caso integrate ancora meglio del solito col concept portato avanti dai due act chiamati a suonare. Chapeau.