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BLACK VULPINE, Veil Nebula

BLACK VULPINE, Veil Nebula

Ci eravamo già occupati dei Black Vulpine, originari di Dortmund, quando la Moment Of Collapse ne aveva pubblicato il debutto in forma di demo digitale. Da quel momento la band ha continuato a suonare dal vivo e realizzato il primo full length Hidden Places (2015), disco cui oggi fa seguito questo Veil Nebula sempre nel segno di uno stile a cavallo tra doom, stoner e psichedelia, con la voce ammaliante della cantante Sarah a fungere da collante. Una formula non certo inusitata o priva di rischi nel suo giocare con ingredienti ormai abusati, eppure a fuoco e ben congegnata nei suoi equilibri interni. Merito, senza dubbio, della coesione dovuta al lungo percorso comune (ben precedente alla scelta dell’attuale nome) e della sintonia che ne consegue, un dettaglio che permette oggi alla band di gestirsi con sicurezza e dimostrare una invidiabile conoscenza dei linguaggi fatti collidere nella propria ricetta sonora. Così, tra riff sulfurei e feedback, cavalcate e rimandi all’immaginario settantiano ormai tornato prepotentemente in voga, i quattro tedeschi riescono a spiccare il volo e a colpire nel segno, tanto da lasciarsi completamente alle spalle i dubbi iniziali. Veil Nebula è un disco che non nasconde il legame profondo con le proprie radici né cerca di rivestire di modernità il proprio appeal retrò, ma non per questo appare fuori tempo massimo o privo di una sua ragion d’essere, soprattutto non fatica a farsi apprezzare né ad imprimersi in mente. C’è un che di ipnotico nelle spirali sonore che la chitarra costruisce in un tripudio di riff sabbathiani, cerchi di fumo su cui si stende ammiccante la voce sorretta dalla solida sezione ritmica, quasi si tentasse di obnubilare l’ascoltatore per trasportarlo in un mondo illusorio. In fondo è proprio questa la bellezza di un lavoro che distoglie l’attenzione dagli affanni quotidiani e offre un giro su una giostra d’altri tempi. Se davvero si tratta dell’ennesimo baraccone che offre l’elisir di eterna giovinezza, noi decidiamo di farci “fregare” con il sorriso sulle labbra.

Tracklist

01. Limbus
02. In the Dawn
03. Foredoomed
04. Dread
05. The Painting
06. Hounted House
07. Hollow
08. Minotaur
09. A Lucid Dream
11. Uprooted