BLACK DOLDRUMS, Dead Awake
Con una manciata di ep e singoli in carriera, i londinesi Black Doldrums arrivano finalmente all’esordio sulla concittadina Fuzz Club, che non è aliena da prospettive post-punk o new-wave, tanto che proprio Jared Artaud (The Vacant Lots, Alan Vega) ha prodotto il disco.
La formazione a due (Sophie Landers alla batteria, Kevin Gibbard alla chitarra, entrambi alle voci) si allarga con l’ingresso di Matt Holt al basso, per un sound meno riverberato e più conciso, nelle parole dell’etichetta “più freddo e ridotto all’osso”. Per quanto riguarda la musica, non c’è da stupirsi che le premesse richiamino mostri sacri degli anni Ottanta come Joy Division, Jesus & Mary Chain e Depeche Mode, con qualche puntata verso territori neo-psichedelici (“Now You Know This”, “Sleepless Nights”); per il resto sparate goth-pop (“Dreamcatcher, Runaway”, “Sidewinder”) o tenere ballate catatoniche (“Sad Paradise”, “Into Blue”, “All For You”) spadroneggiano in Dead Awake, nel segno di un sound non troppo urticante, né pericolosamente depressivo. Non c’è molto altro da dire sulla musica dei Black Doldrums: è didascalica, paga tanto il pegno ai grandi dei generi preferiti della band e ammicca a entità più moderne (Black Angels, Black Rebel Motorcycle Club) che possono aver rinverdito certe istanze post-punk, è sicuramente ben fatta e piacevole, ma niente di più.