BLACK DICE, Mr. Impossible
I Black Dice sono una delle band fondamentali di questi anni. Anche chi non ama il loro stile (qual è il loro stile?) dovrebbe ascoltarli per cultura personale e per capire com’è fatta la testa di una generazione. L’effetto sorpresa, come ovvio, è quasi finito. Da Load Blown in poi, forse da The Broken Ear Record, i tre hanno preso tutta una serie di generi (hip hop, pop, big beat…) e li hanno calati nel loro mondo, che è perfettamente rappresentato dalle loro copertine-collage. Un mondo fatto di persone intelligentissime, ma che sono rimaste fuori per colpa delle pastiglie o di qualunque altra sostanza. Dalle parti dei Black Dice il bello e il brutto non esistono davvero più: ciò che si muove goffamente può essere stupendo, la melodia stupida non è davvero stupida, divertirsi con delle musichine da videogioco è qualcosa di cui non vergognarsi. Questo realizzare tracce con pochi mezzi volutamente primitivi, senza per questo essere “al solito” noise e aggressivi, ha forse dato vita (non per la prima volta) a un’estetica dell’imperfezione e dell’ingenuità che poi molti altri progetti hanno adottato. Oggi, con Mr. Impossible, scrivono “semplicemente” un nuovo capitolo di questa storia. Nello specifico, sottopongono alla loro cura anche una serie di riff che se li si ascolta bene hanno una matrice rock’n’roll (o garage rock o blues-rock, basta sentire cos’è “Outer Body Drifter”), fondendoli con i beats finto-groovy della drum machine, voci filtrate e la consueta pletora di effetti scemi. Sentire questi pezzi nuovi dal vivo abbinati alle loro visuals sarà per certo un’esperienza, per lo meno un altro giro di giostra.