BIG BUSINESS + WHORES, 9/4/2017
Segrate, Circolo Magnolia.
Qualcuno ci aveva intimato di portare i tappi per le orecchie, ma la situazione sarebbe stata molto più chiara se ci avessero detto “Oh, guarda che c’è Dave Curran degli Unsane a curare i suoni degli Whores!”. D’altronde si sa, la domenica è fatta per stare in pigiama tutto il giorno, in famiglia o andare a qualche sano concerto hard rock/sludge/noise spacca-timpani al Magnolia di Segrate.
“Good Times, Bad Vibes”, i Whores rimangono fedeli al loro motto e partono subito a razzo, e per tutta la durata dello show, un blocco unico di quaranta minuti, non si risparmiano affatto: i tre bruti di Atlanta riescono a sprigionare una forza e un carisma inimmaginabili, rendendo la loro esibizione un insieme di violenza incontrollata ed energia pura. La partenza è affidata a “Daddy’s Money”, tratta dall’ep “Ruiner”, seguita da “I Am Not A Goal-Oriented Person”, ripescata dal monolitico ep “Clean”. Da Gold, primo lp sulla lunga distanza uscito per l’etichetta americana eOne, prelevano invece “Bloody Like The Day You Were Born”, “Participation Trophy” e l’oscillante “Playing Poor”. Ogni brano viene eseguito in maniera rapida e rabbiosa, una rabbia trattenuta a stento e che traspare dal ghigno nevrotico di Christian Lembach. “I Am An Amateur At Everything”, posta in chiusura, ci riporta ai riffoni massicci ed esplosivi che caratterizzano Clean. Un warm up di tutto rispetto, caratterizzato da suoni sempre intensi e compatti.
Nemmeno i Big Business fanno melina, offrendoci poco dopo una performance sempre più rumorosa e abrasiva, dopo un’inizio un po’ “distaccato”. Il drumming incessante di Coady Willis si unisce al basso tellurico di Jared Warren, la cui voce, che non rimane sempre ai livelli di intelligibilità che merita, viene invece un po’ penalizzata. La scaletta mescola pezzi tratti dal loro ultimo lp Command Your Weather (l’apertura è affidata proprio a “Regulars”), a brani appartenenti alle precedenti uscite, come “Hands Up” (Here Come the Waterworks”, 2007). È con “Horses” che i Big Business decidono di chiudere, Warren appoggia il basso grondante di sudore e si trascina in mezzo al pubblico, non mancando di accarezzare teatralmente il volto di qualche esagitato in prima fila.
A serata conclusa, la sensazione è che la fine dell’esibizione degli Whores sia arrivata troppo presto e che un’inversione di ruoli tra gruppo spalla e headliner sarebbe stata più che fattibile. Ce ne andiamo comunque soddisfatti dai sonori schiaffi appena presi da entrambe le band.