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BETH GIBBONS & POLISH NATIONAL RADIO SYMPHONY ORCHESTRA, Henryk Górecki: Symphony No. 3 (Symphony Of Sorrowful Songs)

BETH GIBBONS & POLISH NATIONAL RADIO SYMPHONY ORCHESTRA, Henryk Górecki: Symphony No. 3 (Symphony Of Sorrowful Songs)

Chi ricorda l’ottava parte della terza stagione di Twin Peaks, quella de Il Ritorno? Sicuramente, tutti quelli che l’hanno guardata. Nel suo percorso a ritroso, alla scoperta della genesi del Male, David Lynch ci scaraventava in un flashback onirico nel New Mexico del 16 luglio 1945, nel giorno dell’esplosione-test della prima arma nucleare, mentre in sottofondo potevamo captare “Threnody To The Victims Of Hiroshima” del polacco Krzysztof Penderecki, che riprendendo i canti funebri dell’Antica Grecia nel 1961 omaggiava appunto le vittime della (di poco successiva) bomba atomica di Hiroshima con una partitura di oltre cinquanta archi.

Ecco, “Symphony No. 3” – conosciuta anche come “Symphony Of Sorrowful Songs” – di Henryk Górecki, altro celebre compositore polacco, potrebbe rappresentare il passo seguente nella sublimazione artistica degli orrori della guerra. Eppure il suo autore, che perse vari parenti nei campi di concentramento, ha sempre negato che il brano, scritto nel corso del 1976, fosse una risposta in musica all’Olocausto o un’elegia mortifera. I suoi tre movimenti, infatti, parlano soprattutto di maternità e separazione forzata, il secondo dei tre era stato tra l’altro campionato, per rimanere in lidi trip-hop, dai Lamb, nel programmatico singolo “Górecki”.

I fili del destino si riuniscono adesso con il disco/film in questione, pubblicato dalla Domino a testimonianza del concerto svoltosi il 29 novembre 2014 al National Opera Grand Theatre di Varsavia, durante il quale la “Symphony No. 3” di Górecki era stata eseguita da Beth Gibbons dei Portishead con l’accompagnamento della Polish National Radio Symphony Orchestra guidata proprio da Penderecki, considerato il più grande direttore d’orchestra polacco ancora in vita (alla serata avevano partecipato pure Jonny Greenwood e Bryce Dessner, alle prese con altre partiture). L’austera Gibbons, ricordiamolo, non la ascoltavamo su disco dal 2008 dell’ultimo album-capolavoro dei Portishead, Third, mentre in veste (semi-)solistica non metteva più il naso fuori dal 2002 di Out Of Season.

La sinfonia di Górecki è stata riarrangiata di recente persino da Colin Stetson, che ne ha proposto un trattamento rispettoso nella forma e coraggiosamente addizionato di strumentazione rock in “Sorrow. A Reimagining Of Górecki’s 3rd Symphony”, per quanto l’intervento del soprano chiamato in causa per l’occasione lasciasse un po’ interdetti, a metà del guado. Tutto il contrario di quanto accade nella versione siglata Gibbons-Penderecki. La resa orchestrale, perfetta nel suo struggente classicismo, fa spazio dopo una dozzina di minuti all’ingresso canoro della Gibbons, che ha imparato il testo originale assecondando soltanto l’emotività, senza conoscere la lingua che andava a pronunciare. Ne viene fuori una specie di possessione divina, un “hopelandic” di viscere e cuore, un’interpretazione dall’impatto molto forte, mai addomesticata alla Storia. Se tutto è un unico continuum nella tragedia umana, l’artista britannica è qui una medium. La Gibbons usa la sua voce per esprimere il dolore: prima, di Maria, madre di Gesù; poi, di una prigioniera della Gestapo durante la Seconda Guerra Mondiale che prega la Madonna; infine, di una madre in cerca della salma del figlio ucciso dai tedeschi durante le rivolte nella Slesia. Ma lo fa con una vitalità sconvolgente, che è pura bellezza nella sua stessa disperazione.

Tracklist

I. Lento — Sostenuto tranquillo ma cantabile
II. Lento e largo — Tranquillissimo
III. Lento — Cantabile-semplice