BETH GIBBONS, Lives Outgrown

Quattro Beth Gibbons sulla copertina di Lives Outgrown, il suo primo vero e proprio album da solista, pubblicato da Domino, senza contare – eppure è impossibile non contarli – sia il lavoro co-firmato con Rustin Man (Paul Webb dei Talk Talk) nel 2002, Out Of Season, sia la resa potente e impegnativa della Sinfonia n. 3 di Górecki, eseguita con la Polish National Radio Symphony Orchestra diretta da Penderecki, risalente al 2014 ed edita nel 2019. Quattro Gibbons, dicevamo, quella dei Portishead – il cui esordio Dummy compie esattamente un trentennio – e quella in proprio, quella di ieri e quella di oggi, quella che vede solo decadenza e quella che intravede uno spiraglio di luce. In fondo, quattro movimenti che si fanno un’unica figura, più o meno sfocata, più o meno cosciente.

Registrato in un arco di oltre dieci anni, Lives Outgrown presenta un sound maggiormente organico, volutamente legnoso, rispetto al trip hop della storica band madre, volteggiando, stratificato, tra folk sperimentale, psichedelia e free jazz, unendo i puntini che vanno da Linda Perhacs a Scott Walker e Tom Waits. Non a caso sono stati accantonati i break beat per mettersi a trafficare con scatole di cartone – prese inavvertitamente a calci nello studio del Devon – e di conseguenza cassetti, barattoli di piselli, vassoi per la paella, lamiere, bottiglie di plastica rivestite di pelle, confezioni di tendaggi… A contribuire, ci sono un altro Talk Talk – Lee Harris, fondamentale su questo strambo livello percussivo – e James Ford, musicista in Simian Mobile Disco e The Last Shadow Puppets, già produttore per Arctic Monkeys, Depeche Mode, Blur. Questa stravaganza, questa brama innata di percorrere strade inusuali, si è palesata con le poche collaborazioni concesse nell’ultimo decennio: con la formazione concittadina di Bristol GONGA per una cover dei Black Sabbath; con Kendrick Lamar per il brano “Mother I Sober”; con The Miraculous Love Kids, gruppo di ragazze afghane rifugiate.

Lives Outgrown rappresenta tutti i cerchi delle esistenze vissute e non vissute, rispecchiando un’inevitabile crisi di mezza età ma anche la crisi di un mondo che è tornato all’età di mezzo. Gibbons, così misteriosa, parca nelle uscite, riservata, sfonda la porta del bilancio personale-spirituale, parlando di addii (People started dying, ha raccontato, laconica e spietata, la diretta interessata), di vecchiaia all’orizzonte e limiti del corpo, di maternità, ansia e menopausa, di vergogna e orgoglio.

“Tell Me Who You Are Today” è un lamento pagano, acustico, che ci pone subito davanti a degli interrogativi, mentre Ford colpisce le corde del pianoforte con dei cucchiai. “Floating On a Moment” è un viaggio laico dove i vivi non sono mai esistiti, dall’afflato cosmico, attraversato da cori adulti e infantili: All going to nowhere. L’avvicendarsi delle generazioni si prende la scena anche nel trotto mesto, tra archi drammatici e dissonanze, della programmatica “Burden Of Life”, dedicata in sostanza al senso o non senso del tempo. Time Changes / Life changes è d’altronde il ritornello immediato del piccolo, struggente capolavoro “Lost Changes”.

Se le chitarre elettriche di “Rewind” negano la possibilità di un riavvolgimento del nastro perché This place is out of control, nella “For Sale” pervasa dal violino esotico di Raven Bush, nipote di quella Kate che aleggia qui e là, sono i sogni a essere ormai in vendita. L’incalzante “Reaching Out” getta ponti tra i Radiohead di Hail To The Thief e sinfonie da 007. Riallacciandosi all’ultima traccia dell’immenso Third dei Portishead, “Threads”, il cuore è stanco e logoro nei cupi picchi emotivi di “Oceans”. In “Beyond The Sun”, in altalena tra melodie retrò e divagazioni noisey, subentra direttamente la perdita della fede, di ogni speranza (No relief / Can be found…), ma in conclusione, nell’estesa e cullante “Whispering Love”, sempre sotto al sole estivo, la padrona di casa concede una forse doverosa possibilità di rifioritura, Where open hearts … will wander, con flauto e field recording naturalistici a fornire un setting accogliente.

Che dire, di questa discesa tristissima nelle pieghe e piaghe dell’universo… Gibbons, talmente umana da sfiorare connotati alieni, con la sua voce di inconfondibile purezza divenuta troppo cresciuta, sembra saltare dentro a un enorme buco, proprio come l’avevamo vista saltare giù dal palco durante il tour di Third. L’atterraggio è sulla terra, su un suolo di certo materico, non si sa però di quale era o sistema planetario.

Tracklist

01. Tell Me Who You Are Today
02. Floating On A Moment
03. Burden Of Life
04. Lost Changes
05. Rewind
06. Reaching Out
07. Oceans
08. For Sale
09. Beyond The Sun
10. Whispering Love