BERTONI / BOCCARDI / MONGARDI, Litio
Litio in qualche modo nasce dal tentativo continuo, magari imperfetto, di Alberto Boccardi di affrancarsi dai cliché, come dimostra anche la sua recente collaborazione con Maurizio Abate. Il trio con Bertoni (contrabbasso) e Mongardi (batterista di Zeus!, Fuzz Orchestra e Fulkanelli) nasce dall’esperienza di Fingers, un disco con cui appunto cercava di chiamarsi fuori un certo tipo di suono digitale/elettronico, meticciandolo con strumentazione più “tradizionale”: il tour che ne seguì vide proprio questa formazione sul palco, che evidentemente si scopri molto affiatata, dato che oggi siamo a parlare di Litio come di un lavoro paritario e non come progetto del solo Boccardi in veste di strano “direttore d’orchestra”. Quattro pezzi, due atmosferici, due d’impatto: “Vento Solare” e “Red Stone Floating” hanno un non so che di rituale e ci illudono entrambe che dopo la tensione ci sia il rilascio, ma così poi non è, come se si volesse evitare il finale scontato; “Chimera” (la loro “One Of These Days”) e “Reconfigure Matter_Energy_Space_Time” mettono assieme reiterazioni ipnotiche e psichedelia, roba da far invidia ai Beak di Geoff Barrow. Il tutto sembra accadere in una sala vuota e buia, nella quale agiscono e sono illuminati solo i loro ferri del mestiere, il che forse è anche merito della registrazione di Bruno Germano, del mix di Mattia Coletti o del mastering di James Plotkin, ma in ogni caso è soprattutto suggestivo.
Se lasciato un po’ crescere, questo è un album valido, che piacerà a chi cerca materiale fuori dai radar: l’unico paragone che ho letto in giro, infatti, è quello coi Necks, lusinghiero al di là di quanto lo possiate ritenere appropriato. L’idea è che col prossimo possano trovare la quadra.