BEN SALISBURY & GEOFF BARROW, Archive 81 (Soundtrack From The Netflix Series)
Ben Salisbury e Geoff Barrow (Portishead e BEAK>, nonché titolare dell’etichetta Invada Records anche qui coinvolta) sono una delle coppie artistiche più importanti nell’attuale campo delle colonne sonore. Questa dovrebbe essere l’ottava che firmano assieme, dopo Ex Machina e l’ancor più riuscita Annihilation (traccia da recuperare subito: “The Alien”, ad accompagnare la destabilizzante sequenza finale di danza cosmica), per i film del kindred spirit Alex Garland, con cui sappiamo già torneranno a collaborare per l’annunciato Men. Con Archive 81 (Soundtrack From The Netflix Series) riprendono a cimentarsi sia appunto con le serie TV – a seguire Black Mirror e Devs, quest’ultima sempre di Garland – sia con il genere volenti o nolenti senz’altro a loro più consono, la fantascienza o il paranormale che dir si voglia.
Archive 81, sottotitolato da noi “Universi alternativi” con masochistico spoiler annesso, è per ora una delle serie televisive più interessanti dell’anno in corso, ispirata a un podcast e prodotta tra gli altri da James Wan. La storia si svolge su un doppio binario affidato alla centralità del medium: da una parte il passato che riemerge tramite le videocassette della dottoranda in antropologia Melody Pendras, scomparsa nell’incendio di un misterioso palazzo newyorkese, il Visser, al centro del documentario da lei girato ma persino di vicende apparentemente collegate a un’antica setta satanica; dall’altra il presente vissuto da chi quelle videocassette le deve restaurare e visionare, cioè il giovane archivista Dan Turner. Sempre se passato e presente possono considerarsi due cose distinte… E quindi le trentatré tracce confezionate per l’occasione da Salisbury e Barrow, soundscape essenziale per l’inquietante tenuta del tutto, si fregiano tanto della vibrazione analogica dell’estetica found footage quanto dell’atemporale potere eerie celebrato da Mark Fisher.
I titoli di coda iniziali guardano agli scorsi decenni, più a quelli di Carpenter che agli omaggi di Stranger Things per restare in casa Netflix, mentre “The Visser Ritual” evoca presenze suspiriane, con un insinuante crescendo di vocalizzi e respiri, un terrorizzante ronzio di mugugni emesso da un unico organismo-cervello che scolpisce la mitologia dello stesso telefilm, tra una seduta spiritica e l’altra, e la sua eventuale connessione a culti secolari più o meno reali. Per il resto, si prosegue tra insinuanti serpentine a dispetto delle apparenze più organiche che synthetiche, traiettorie maggiormente industrial, rumori ottenuti da oggetti di impiego quotidiano, invocazioni operistiche, incroci tra pianoforti ed elettronica. Archive 81 affascina proprio perché visione e ascolto, in rara simbiosi, sono canali complementari alla proiezione e sovrapposizione delle sue innumerevoli dimensioni.