BEN FROST, Scope Neglect
Il nuovo album di Ben Frost è un lavoro sui generis che probabilmente rimarrà unico nella discografia dell’artista australiano e proprio per questo è da ascoltare con particolare attenzione. Scope Neglect nasce dalla volontà di Frost di lavorare per la prima volta insieme a due suoi eroi: Liam Andrews, bassista dei MY DISCO, è una vecchia conoscenza del giro di Melbourne; Greg Kubacki, invece, il chitarrista prescelto per definire in maniera determinante il suono del progetto, non era una conoscenza personale. “Un salto nel buio l’incontro con Greg in studio a Berlino: alto rischio, alta ricompensa!”. Così Frost ha descritto, nell’intervista in esclusiva con noi, l’incontro con il chitarrista statunitense. Conversazione nella quale ci ha rivelato anche quale è stata l’intenzione e la sfida fondante per la realizzazione dell’album: condensare l’elettronica e gli strumenti elettrici (chitarre/basso…) senza alcun “trucco”, il che naturalmente ci fa scorgere, oltre ogni dubbio, un baratro sul 99% di quel che finora abbiamo ascoltato almeno dal vivo e la nostra chiacchierata è al riguardo illuminante.
Fulminante l’introduzione del disco con “Lamb Shift”, sciabolate di suono emesse dalla Gibson Explorer di Kubacki mentre in sottofondo un sordo brontolio digitale testimonia la presenza di Frost ed Andrews. Si prosegue coi sei minuti di “Chimera” ed ecco che prende forma il sound design anzi, come la definisce Ben Frost, “l’estetica-Scope Neglect”: un mondo sonoro intimidatorio che nell’esperienza live è completato dai bellissimi visuals astratti, evocativi, sobri di Tarik Barri. Avendo assistito in autunno a Roma e recentemente a Berlino alla sua versione live, posso scrivere che Scope Neglect è un’esperienza acustica straordinaria ma non per tutti, alternando rare atmosfere incantatorie al flusso acustico di un uragano al suo climax. Quando in scaletta arriva “The River Of Light And Radiation” siamo comunque dalle parti del “memorabile”, un pezzo di rara, minacciosa bellezza. Seguono tre minuti di tregua con “1993”, quasi un estratto dallo score di “Dark” (2017), un tappeto di synth che può ricordare l’ultima produzione di Klaus Schulze (1947-2022), ma poi arrivano i colpi assestati da Greg Kubacki in “Turning The Prism” e se l’allarme torna a scorrere nelle vene, è proprio questo pezzo che svela in toto la fusione fra mondi sonori dissimili cui Scope Neglect è rivolto, sottolineando, invero, il gran lavoro dall’ingegnere del suono Carlos Boix nell’elaborazione del risultato finale.
“Load Up On Guns, Bring Your Friends”, lo dice il titolo stesso, è un ulteriore passo verso l’abisso, un’angoscia tanto ancestrale quanto contemporanea (nelle modalità), per via di quel suono gassoso, stratificato che ha fatto di Ben Frost un compositore unico ed immediatamente riconoscibile. Gli ultimi due brani “Tritium Bath” e “Unreal In The Eyes Of The Dead” concludono l’operazione con un sapore post-apocalittico, una discesa agli inferi dell’animo umano con scarse possibilità di riscatto o di salvezza. Eppure, eppure tanto nel giro di basso di Liam Andrews (novello Pink Floyd in “Set The Controls For The Heart Of The Sun”) quanto neilflusso sonoro delle macchine, finalmente compassionevoli, di Frost, uno spiraglio di quiete – magari quella Eterna! – lo offrono i nostri eroi per questo spericolato, inusitato, sonico “viaggio al termine della notte”.