BEN CHATWIN, Verdigris

Scozzese, per il suo ottavo album Ben Chatwin ha deciso di mettersi in proprio aprendo la sua label personale, Disinter, registrando tutto quanto al Vennel Studio a Fife, tra Edimburgo e Dundee, sopra al Firth Of Forth, prima di passare il tomo a James Plotkin per un master che rende i suoni squillanti, pesanti e allo stesso tempo agili. Partendo da sintetizzatori modulari Ben comprime, filtra e satura il suono, che rimane sul sottile crinale che separa la musica ritmica da una distorsione che volge verso un possibile crash.

“Dolmen”, il singolo dell’album, si erge fra linee che uniscono il suono tetro e filmico degli anni ’70 con una magniloquenza che si stampa su tutta la nostra figura. Verdigris è disco tonico e tosto, che picchia sul tasto fino a farne sgorgare sangue, così insiste con una “Petroglyphs” nella quale si immaginano i raggi laser prima di rientrare nello schema di tensione già citato in precedenza con “Ecology Of Fear”. L’utilizzo di campionamenti di cori medievali amplifica il disegno, già enorme, dell’autore, dando a Verdigris un’enfasi che finisce per inficiarne il risultato.

Resta comunque la bellezza di diversi momenti e l’impressione che le capacità di Chatwin siano molteplici: forse è solo questo suo lato espressivo a non convincerci fino in fondo, ma l’impressione è quella di aver conosciuto un autore nella cui carriera potremo pescare facilmente momenti epici, toccanti e in grado di smuoverci l’animo.