BELPHEGOR, Totenritual
Fin dalla loro comparsa sulla scena estrema nei primi anni Novanta, sotto il nome di Betrayer, i Belphegor hanno proposto una miscela di black metal d’ispirazione norvegese con forti iniezioni di death floridiano e con sonorità simili a quelle che avrebbero in seguito abbracciato Hate e Behemoth.
Il gruppo austriaco, assunta una connotazione sempre più death/black metal, approda con Totenritual al suo undicesimo album e al ventiquattresimo anno di carriera. La formazione ha conosciuto nel 2016 un avvicendamento dietro la batteria, oggi saldamente occupata da Simon “BloodHammer” Schilling, mentre il nucleo centrale è rimasto invariato, con Hel “Helmuth” Lehner, unico membro fondatore superstite, a chitarra e voce, e Serpent al basso. Totenritual è stato registrato sotto la direzione di Jason Suecof, che ha concepito un suono nitido, equilibrato e potente. La sontuosa opera di copertina è firmata da Seth Siro Anton (Septicflesh), che ha altresì realizzato quella di Pestapokalypse IV (2006) e di Conjuring The Dead (2014), nonché quelle di numerosi altri gruppi quali, oltre naturalmente Chaostar e Septicflesh, Paradise Lost, Nile e Soilwork.
Le note introduttive di “Baphomet” sottolineano un più marcato orientamento death rispetto al passato, con una presenza maggiore di vocalizzi in stile growl. Il brano appare veloce, brutale e pone in evidenza l’attitudine più diretta della musica dei Belphegor. La ferale “The Devils Son” risulta ancor più devastante nella sua unidirezionalità, pronta a travolgere ogni ostacolo per placarsi sul finale con un arpeggio acustico evocativo. La successiva “Winefever – Regent Of Pigs”, dopo la breve intro narrata estrapolata da “Exorcist III”, esplode in un’alternanza misurata di accelerazioni e rallentamenti che si rincorrono senza sosta per congiungersi in un assolo vorticoso. Il poker iniziale viene completato da “Apophis – Black Dragon”, un saliscendi chitarristico morboso accompagnato da litanie sulfuree e orchestrazioni sinistre. Il marchio di fabbrica dei Belphegor è sempre consistito nella costruzione di composizioni dall’incedere ritmato, talvolta lento, con atmosfere soffocanti condotte sopra un letto di melodie oscure. Non fa difetto a questa osservazione “Totenkult – Exegesis Of Deterioration”, canzone dominata dalle urla demoniache e laceranti di Helmuth, che conducono l’ascoltatore lungo un sentiero sempre più nero e marcescente.
L’album assume maggiore consistenza nella sua seconda metà, con l’intermezzo strumentale rappresentato da “Totenbeschwörer” a fungere da spartiacque tra una violenza sonora tout court e un approccio se non meno aggressivo comunque più meditato, sia pure nell’ambito degli standard di brutalità ai quali i Belphegor ci hanno sempre abituati. “Spell Of Reflection” è una traccia convincente, perfettamente costruita nell’oscillare continuo tra possanza mastodontica e aperture sinfoniche di ampio respiro, mentre “Embracing A Star” è frutto di un dosaggio riuscito di momenti di quiete apparente e sfuriate malefiche. Il titolo eponimo finale chiude idealmente il rituale di morte celebrato dai Belphegor con la ripetizione pressoché ossessiva del suo mantra venefico e il ricorso a percussioni agghiaccianti.
Totenritual, in conclusione, può essere ricollegato stilisticamente al suo predecessore Conjuring The Dead, ma si rivela un indubbio passo in avanti rispetto a esso per capacità compositiva, divenuta sempre più affinata, minuziosa.
Tracklist
01. Baphomet
02. The Devil’s Son
03. Swinefever – Regent Of Pigs
04. Apophis – Black Dragon
05. Totenkult – Exegesis of deterioration
06. Totenbeschwörer (Instrumental)
07. Spell Of Reflection
08. Embracing A Star
09. Totenritual