BELONG, Realistic IX

Inattivi sui social, assenti live, un disco ogni morte di papa: i Belong non possono che essere soprattutto l’amore degli addetti ai lavori. Sia Common Era (appena ristampato), sia l’esordio October Language sono due ottimi album di fatto strumentali (la voce è uno strumento), imparentati tra loro ma non identici: Common Era aveva più tiro per via del motorik (il meraviglioso inizio “Come See”, difficile da dimenticare), mentre October Language galleggiava tra Fennesz altezza Endless Summer, Tim Hecker altezza An Imaginary Country e Aidan Baker. Realistic IX potrebbe essere una specie di disegno grezzo, fatto solo con una matita nera, dato al proprio figlio per dargli un’idea semplice di com’è Loveless dei My Bloody Valentine (voce femminile diafana compresa), di come funzionano le reiterazioni del post-punk e di come si può usare la chitarra elettrica a mo’ di sorgente di suono e non come macchina per i riff, tutte cose che i Belong hanno già detto in passato, ma usando altre parole. Michael Jones e Turk Dietrich mirano, almeno credo, a trovare lo scheletro della psichedelia, del kraut, del post-punk, dello shoegaze e dell’ambient, mostrandoci come possano stare tutti insieme nello stesso disco senza che nessuno abbia da ridire o veda delle incongruenze.

Sono curioso di capire se Realistic IX reggerà la prova del tempo. Common Era e October Language sono ascoltabilissimi ancora oggi.