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BEATRICE ANTOLINI, Iperborea

Trattandosi di una delle migliori musiciste italiane, armata di tecnica ed estro, non deve sorprendere che Beatrice Antolini prosegua a flettere ogni strumento e input sonoro a disposizione alla propria ricerca artistica. In uscita per La Tempesta Dischi/Orangle Records, Iperborea è il suo sesto album, a sei anni di distanza dal precedente lavoro in lungo e a due dal brano “Il Grande Minimo Solare”, che inaugurava il passaggio alla nostra lingua.

Le nove canzoni in programma, composte, arrangiate, registrate e prodotte ancora una volta da Antolini stessa, ipotizzano una darkwave post-apocalittica dalle ritmiche urban, che trova nel calore di ritornelli fortemente melodici e degli archi, principalmente quelli del SonoraCorde Ensemble, uno slancio di empatica riconnessione umana. Anche la poetica, insomma, è ben delineata, tra echi primordiali di civiltà antiche e moderna attualità fanta-social, e il passaggio di cui sopra, l’ennesima contaminazione, non è certo da intendersi unicamente come tentativo di risultare più accessibili.

Queste sono le coordinate-base dell’ennesimo tassello all’interno di una discografia-laboratorio che da quasi un ventennio fa storia a sé stante, dall’esordio freak Big Saloon all’ombrosa psichedelia del notevole A Due e al cosmic space sperimentale di BioY, i due titoli da avere per primi, sino al pop anti-banalità di Vivid e ai futurismi post-Eighties di L’AB. In parallelo alla sua carriera da solista, la polistrumentista marchigiana attiva a Bologna è stata poi capace, da sempre, di mettersi al servizio tanto di numerosi colleghi della scena alternativa quanto di prestigiosi nomi internazionali, così come di cimentarsi senza cadute di stile in avventure mainstream, dalla direzione dell’orchestra per Achille Lauro al Festival di Sanremo alla militanza nella band di Vasco Rossi per i concerti negli stadi. Mettersi in gioco davvero, oltre ogni comfort zone, comunque vada, è missione da fuoriclasse.

C’è bisogno di cambiare l’accordatura al tempo si canta in “L’idea Del Tutto”, che carica a pallettoni un groove ai confini tra funk e industrial, a conferma che, intanto, Antolini trova tutti gli accordi che vuole. Ballate come “Il Timore”, dalle aperture super ariose, e “Generazione Cosmico”, che accorpa new age e art-R&B, sarebbero un miracolo sul palco dell’Ariston di cui sopra, mentre “Trionfo E Rovina” suggerisce come dovrebbe essere fatto il post-punk all’interno dei patri confini. Al bando, ad ogni modo, le classificazioni di genere, da leggersi come semplici suggestioni. La title-track, dove riaffiora a tratti l’inglese, libera un’ipotetica fusione attitudinale tra Battiato e FKA Twigs. Un’utopia? No, Iperborea.

Tracklist

01. Il Timore
02. L’Idea Del Tutto
03. Farsi Raggiungere
04. Trionfo E Rovina
05. Generazione Cosmico
06. L’Arte Dell’Abbandono
07. Iperborea
08. Pensiero Laterale
09. Restare