BEANS, Boots N Cats
Devo fare ammenda: questa estate ho ingiustamente sparato a zero sui Night Beats. Dopo un paio di ascolti in più mi sono reso conto che non solo non si meritavano tanta acredine, ma avevo detto anche un po’ di stronzate. I Beans sono la band di Matthew Blach, più “famoso” per essere il batterista dei Murlocs, progetto a sua volta sussidiario dei King Gizzard & The Lizard Wizard. Essere una sorta di radice al cubo di uno dei gruppi alternativi più famosi in circolazione non pare semplice: non stupisce che i Beans assomiglino tanto ai Gizz quanto ai Murlocs, senza però avere la stoffa né degli uni, né degli altri. Dall’esordio Babble, tante canzonette di garage-pop un po’ stupidino, i Beans sono passati ai groove psichedelici simili a quelli dei Night Beats; memore dell’errore, ho deciso di ascoltare più attentamente. Per farla breve: i Beans puntano tutto su groove e funky polveroso (“Casio Casino”, “Dreaming Daisy”); qualcos’altro stona nel complesso, come il rock acido spudoratamente Gizz “Silhouette”. Sotto strati e strati di musica derivativa, qualcosa c’è e funziona, forse più negli strumentali che richiamano i Tame Impala di Lonerism e Currents (“Kookaburra”, “Haunted”). Senza infamia e senza lode, che poi tra un paio di mesi potrei ritrovarmi a canticchiarli sotto la doccia.