BARBARIAN, Cult Of The Empty Grave [+ full album stream]
Tornano i nostri barbari preferiti (nonché insider band, vista la presenza del nostro Borys) e questa volta li ospita un’etichetta di cui parliamo spesso, ovvero la Hells Headbangers, un binomio che dovrebbe già dire parecchio sulle sonorità che si celano nei meandri di questo nuovo Cult Of The Empty Grave, sorta di cripta eretta in onore del metal più oscuro e mefitico uscito dagli anni Ottanta. A differenza del passato, la band, nata come tributo ai numi Hellhammer e già arricchitasi a livello di sound nel corso degli anni, ci presenta una formula in cui fa capolino una vena epica che tradisce la passione per anthem costruiti in crescendo e con fiero piglio guerriero, ad aggiungere un nuovo sapore e a stemperarne ma non indebolirne la componente luciferina. Sembra quasi che il morbo del primo epic metal di Manowar e Running Wild, su tutti, sia stato iniettato nelle vene del barbaro ad affiancare i già citati Hellhammer, i Venom e tutti quei paladini del metallo più ostile e crudo uscito dalle tombe nei primi anni Ottanta, così da creare un nuovo mutante in grado di attentare alle orecchie di tutti gli amanti della tradizione, specie a quelli non appagati da dei semplici rifacimenti dei classici di sempre. In questo modo, i Barbarian riescono a suonare al contempo totalmente devoti al passato ma anche, a loro modo, forti di una miscela personale e davvero godibile. Nel cuore pulsante del disco, prima della catarsi finale, troviamo un paio di brani che non mancheranno di colpire il bersaglio durante i concerti, due fendenti al ventre introdotti dalla title-track, in cui la chitarra solista lancia il primo segnale di quello che si paleserà in tutta la sua forza in “Absolute Metal” e “Bone Knife”. Proprio questi due episodi, infatti appaiono come veri e propri inni di battaglia, canzoni nate per accompagnare la marcia degli orchi in un ipotetico video a cavallo tra epica norrena e Tolkien. Sembra quasi di vedere il guerriero raffigurato nel ficcante artwork di chiara ispirazione ottantiana incamminarsi verso il campo di battaglia per poi guidare un esercito tipo quello de “L’Armata Delle Tenebre” di Sam Raimi. Una visione tanto più vivida in quanto accompagnata da suoni che non tradiscono la loro nascita nel nuovo millennio, ma prendono la loro linfa vitale dalle registrazioni care ai vinili dell’epopea del metallo precedente all’esplosione dei Pro Tools e degli artifici digitali. Cult Of The Empty Grave ribadisce e conferma la posizione predominante dei Barbarian all’interno della cosiddetta scena “retro-metal”, ruolo confermato anche dalla scelta di une delle etichette di riferimento quando si tratta di immergere le mani nei suoni più caustici e sinceri espressi dalla scena attuale. Se il vostro cuore riesce ancora a battere per questo tipo di cose, allora questa band diviene scelta obbligata, il resto è paccottiglia buona per chi quella stagione non l’ha vissuta sulla propria pelle.