BALMORHEA, Stranger
Dopo quattro album in studio i “Balm Brothers” Lowe e Muller tornano in formazione a sei, integrando con la solita grazia influenze, stili e idee che qui si dipanano ancora tra post-rock, classica, Americana e avanguardia minimalista. In questo lavoro strumentale riescono a non essere troppo univoci: i consueti toni elegiaci si stemperano pur preservando quella dolcezza malinconica e inquieta vicina a Debussy. Stranger, quindi, compie un altro movimento e diviene in un certo senso più problematico ed agitato rispetto ai loro lavori precedenti. Il merito è anche del nuovo tappeto percussivo creato con l’entrata di Kendall Clark e dell’esplicito sforzo di Lowe nel focalizzarsi con maggiore intensità sui ritmi per far in modo che il pubblico possa muoversi durante i concerti. Le canzoni sono composte di attimi sfuggenti e parlano una lingua simile – per maturità artistica, narrativa e sonora – all’epico e composito All Is Wild, All Is Silent del 2009, ma l’energia e il ritmo in questo caso sono diversissimi. I Balmorhea modificano il gioco, rendendo la fusione di stili meno sottile e le tracce dinamicamente disarticolate nel miglior significato possibile, non dipingendo un solo sentimento per tutto l’album, ma giocando ancora di più sulle diverse stratificazioni della canzone.
Una costante che esemplifica e rende grande i texani è il trasporto che riescono ad infondere a pezzi come “Fake Fealty”, dove si percepisce il talento di Lowe e Burns come multi-strumentisti. “Jubi” è invece calda come immagino possa essere una notte estiva, col cielo pieno di stelle, nel bel mezzo del Sud Ovest americano. “Pilgrim” ha qualcosa di religioso: forse è l’attendere con pazienza che una situazione accada, che qualcosa venga rivelato dopo un lungo viaggio, di qualsiasi natura esso sia. “Pyrakantha” tiene col fiato sospeso, abbraccia il prog rock, e si riversa in mille differenti direzioni.
Se fino ad oggi il sestetto ha principalmente tratteggiato la quiete e la vastità del paesaggio del Texas, in Stranger viene enfatizzato un altro aspetto di quella natura ─ il più imprevedibile ─ ma senza scadere in eccessi o banalità, preservando perciò le caratteristiche migliori del gruppo stesso.
Tracklist
01. Days
02. Masollan
03. Fake Fealty
04. Dived
05. Jubi
06. Artifact
07. Shore
08. Pyrakantha
09. Islet
10. Pilgrim