ATTILA FARAVELLI, 21/1/2014
Cesena, Magazzino Parallelo.
Ricomincia a Cesena “Grande Stagione”: un concerto al mese, curato da Enrico Malatesta, all’insegna della musica di ricerca e sperimentale. Il primo appuntamento vede come protagonista un personaggio ormai ben noto nelle scene d’avanguardia: Attila Faravelli, munito dei suoi Aural Tools.
Arrivo alle 21 nel centro culturale nella zona industriale di Cesena, subito mi avvolge un sensazione di distacco. Ci si sposta dal grigiume delle fabbriche a un giardino contornato da porte dipinte in stile rauschembergiano, passo attraverso il buio spazio per entrare in una calorosa stanza, ancora vuota, piena di manifesti, libri e una piccola esposizione di quadri dal tono “Fort Thunder”, accanto un tavolino nel quale sono già esposti gli strumenti di Faravelli (subito noto che purtroppo non è presente l’attesa Blind Box, studiata insieme a Stefano Pilia). In mezz’ora il locale si riempie. Nel complesso accanto un gruppo di giovani musicisti si esercita nel suonare una polka folkloristica che accompagna chi è fuori per fumare.
L’evento si struttura in due parti: la prima, nella quale vengono presentati gli Aural Tools, mentre nella seconda Attila propone una serie di ascolti di suoni. Si comincia dunque con un’esposizione abbastanza dettagliata del progetto in sé e di ciascuno dei dei Tools, con annesse brevi dimostrazioni. Ho già descritto i vari Tools abbastanza nello specifico quando ci fu un evento simile al Raum di Bologna l’anno scorso, quindi invito gli interessati a leggersi quel report per approfondimenti.
La chiusura è invece dedicata a una serie di ascolti di field-recordings, un insieme di readymade che comporranno il prossimo lavoro su disco di Faravelli. L’idea però si distingue da quella dei readymade sonori di Russolo o Cage, infatti quello che ascoltiamo non ha una provenienza scontata, tanto che rimaniamo per tutto il tempo a pensare di cosa potrebbe trattarsi, senza mai effettivamente scoprirne l’origine, creando nella nostra mente un nuovo pensiero. Attila rimane in linea col suo modo di intuire la musica nello spazio: quando infatti arriva un sample dai toni molto bassi, lui decide di giocare con i suonatori di polka nella stanza accanto, in qualche modo duettando con loro, così da farci vivere l’ambiente fisico circostante per quello che è.