ATTIC, The Invocation
Questo è il classico “highly anticipated” album: degli Attic si è parlato molto e si sono create molte aspettative su questo The Invocation. Essenzialmente hanno avuto un tempismo da manuale come neanche Madonna, nel momento in cui i Ghost navigano col vento in poppa a tutta velocità verso il successo, gli Attic hanno pensato bene a loro volta, fra i pochi, non solo di riproporre il verbo dei Mercyful Fate, ma, forse gli unici, di ispirarsi senza remora palese alla carriera solista di King Diamond. A questo punto il dibattito si scatena: si tratta di un gruppo senza personalità che copia solamente oppure è artisticamente legittimo omaggiare un padre fondatore? Molto probabilmente la maggior parte delle persone a loro interessate li adora per la scelta azzeccata e non scontata del proprio nume tutelare. Le critiche a Joel Grind dei Toxic Holocaust per gli Yellow Goat, conclamato omaggio al primo dei Bathory, sono state molto più serrate, per esempio. I dischi solisti di King Diamond sono belli, molto più canonicamente heavy metal del gruppo madre e meno originali, sicuramente più mainstream e non a caso negli anni d’oro dell’heavy metal (quando fra l’82 e l’86 i Judas Priest spadroneggiavano Oltreoceano) il riscontro fu notevole. Gli Attic sono questo, perfetto heavy metal con una voce che rasenta il plagio di King Diamond fra un falsetto ed un altro. Nonostante il mio scetticismo si inneschi automaticamente quando un gruppo è troppo chiacchierato, non ero preso male alla fine. Heavy metal is always the law, in fondo. Voto: piacevoli da tutti i punti di vista, ma non indispensabili.
Tracklist
01. The Hidden Grave
02. Funeral In The Woods
03. Join The Coven
04. Edlyn
05. Ghost Of The Orphanage
06. In The Chapel
07. The Invocation
08. The Headless Horseman
09. Satan’s Bride
10. Evil Inheritance