Attack Of Life: The Bang Tango Movie
“Alcune cose succedono per una ragione solo una volta nella vita”, recita un brano, “Crazy”, di Love After Death, secondo uno degli autori, Joe Lesté, l’album migliore dei Bang Tango. E se questo è vero, allora quella volta è finalmente arrivata, dato che finora sembrava troppo assurdo e irrazionale che la storia del rock non avesse avuto il benché minimo riguardo nei confronti di una band del tutto unica, che rende l’aggettivo “originale” un becero eufemismo. Ma le cose, è anche vero, “succedono meglio” quando a supportare gli eventi c’è una buona dose di casualità e follia. Casualità e follia che Drew Fortier e Joe Placzkowski hanno coltivato – con il loro denaro, il loro tempo e la loro devozione – mentre realizzavano un documentario che vedrà la luce nei prossimi mesi. Senza la pretesa di diventare un blockbuster, di certo questo film renderà ancora più fatalmente epica la saga underground di questo gruppo, oggi sconosciuto alle masse, che ha saputo fondere hard rock, sleaze metal, funk acido, neoromanticismo dark in un’unica formula, esponendola poi attraverso un’estetica morbosa e sinistra. Formatisi (è il 1987) nel grembo della madre/meretrice Los Angeles, ebbero per un attimo la sensazione che il mondo si stesse accorgendo di loro e di essere capiti nella loro lucida ispirazione, ma neppure la MCA, la casa discografica che prese in affidamento questi innovativi e audaci figli della strada tra il 1989 e il 1991, si accorse della loro straordinaria proposta. Per alcuni troppo alternativi per piacere ai fan di Guns N’ Roses e Mötley Crüe, per altri troppo legati allo stereotipo della rockstar hollywoodiana, alla fine i Bang Tango optarono per la dissoluzione dopo appena una triade di capolavori: Psycho Cafe (1989), Dancin’ On Coals (1991) e Love After Death (1994). Dopo diversi dischi, incidenti d’auto, storie di ordinaria follia e cambi di formazione, che hanno visto musicisti di estremo valore passarsi il testimone – tra questi, Anthony Focx, Alex Grossi, Mark Tremalgia – si arriva a oggi, con l’ultimo superstite, il cantante Joe Lesté, e il bassista Lance Eric, presenza fedele e costante da oltre dieci anni, oltre a Scott Laflamme alla chitarra e Trent Anderson alla batteria. Prendetene e leggetene tutti, dunque. Questo è un dialogo condiviso a base di coraggio e illuminata devozione al culto dei Bang Tango o, parimenti, un cazzo infilato nel culo del Sistema…
Ciao, vado dritto al sodo. Chi diavolo sono Drew Fortier e Joe Placzkowski?
Hey! Ciao. Bene, io (Drew Fortier) sono un barista della zona sud di Chicago, nonché amico di lunga data, sin dal liceo per l’esattezza, di Joe Placzkowski. Da sempre abbiamo condiviso una forte passione per i film.
Come vi è balenata in mente l’idea di focalizzare un film documentario su di un esperimento musicale dal carattere straordinario, sebbene sventurato, che ha fallito nell’ascesa al regno del successo?
Beh, è tutto successo per caso a dire il vero. Una sera, mentre lavoravo in un locale, il boss viene da me e fa: “Hey Drew! Tra qualche mese verrà a suonare qui una band chiamata Bang Tango. Li conosci?”. E io: “Certo! Quando ero un ragazzino mio fratello maggiore li ascoltava in continuazione”. E dunque, da quel momento in poi non ho fatto altro che infilare soldi nel jukebox al fine di promuovere la serata, mettendo a rotazione brani di Psycho Cafè. La band mi deve ancora cinquanta dollari di attività promozionale! Insomma, venne il giorno del concerto e il mio capo, che intanto aveva comprato una potente videocamera di ultima generazione, mi chiese di gironzolare intorno alla band e magari intervistarne i membri, facendo domande su loro stessi e sul club. A un dato momento spunta Joe Lesté, mi vede armeggiare con la telecamera ed esclama: “Hey, man, cos’è quella figata che hai in mano? … Anche se, aspetta, la prima domanda dovrebbe essere… dove posso trovare dell’erba??”. Di certo non riuscii a trovargli dell’erba, ma in compenso cominciammo a parlare e a parlare fino a diventare amici, sia con lui sia con il resto della band. Inoltre bevemmo un sacco quella notte, mi ricordo che solo in bevute il loro conto era arrivato a duecentocinquanta dollari… Inoltre, durante la nostra chiacchierata, Joe mi disse che nel giro di poche settimane avrebbero dovuto registrare ai Groovemasters Studios del produttore John Karkazis, per realizzare quello che sarebbe poi diventato Pistol Whipped In The Bible Belt, aggiungendo che sarei potuto venire anch’io e magari fare un piccolo documentario da studio. Ero eccitatissimo all’idea, quindi… procedetti a un altro giro di bevute! Il fato ha voluto che nei primi mesi di quell’anno io abbia comprato un intero set di attrezzature per il cinema grazie ai soldi del mio rimborso fiscale, dato che sia io sia Joe Placzkowski eravamo intenzionati fino in fondo a fare un film, ed è capitato che sia trattato di un film sui Bang Tango. Di lì la metamorfosi da quello che doveva essere un breve documentario da postare su YouTube a un lungometraggio a tutti gli effetti su quella che è la storia dei Bang Tango, una grande storia. Tant’è che due anni dopo ci sto ancora lavorando. Ho più di quaranta interviste e trecento ore di riprese da confinare in un’ora e quarantacinque minuti. È stato un enorme processo di apprendimento ma ne amo ogni secondo. Devo fare anche un immenso ringraziamento pubblico a Anu Gunn, il quale è anche lui un produttore in questo progetto, a cui ha contribuito in misura determinante, soprattutto per quanto riguarda le interviste e le riprese nel giro di Los Angeles.
Quale è stata la reazion sia dei membri storici sia degli attuali membri del gruppo alla vostra ambiziosa e lusinghiera proposta? A proposito, che ne è di Kyle Kyle?
L’attuale line-up si è sentita molto lusingata, quasi shockata all’idea che qualcuno, senza neanche un budget a disposizione, potesse fare un film sulla band. I vecchi componenti dei Bang Tango, invece, non sapevano proprio cosa aspettarsi dalla realizzazione di questo lungometraggio e credo pensassero che mi sarei concentrato più sull’attuale line-up, lasciando il loro ruolo in sordina. Strada facendo, invece, hanno capito qual era il vero obbiettivo di questo progetto e cioè raccontare l’intera storia di questa band, con tutti i suoi più reconditi retroscena. Sono riuscito a entrare molto in confidenza con i membri originali, addirittura sto lavorando a dei video per i Mark Knight And The Unsung Heroes, band che comprende appunto Mark Knight (chitarrista originale dei Bang Tango), Mark Tremalgia (chitarrista dei Bang Tango alla fine degli anni Novanta), Tigg Ketler (batterista originale dei Bang Tango) e Reeve Downes (bassista dei Rhino Bucket). È una formazione straordinaria che consiglio a tutti di ascoltare. Per quanto riguarda Kyle Kyle, sul finire degli anni Novanta fece un terribile incidente automobilistico al quale è sopravvissuto per un pelo. È un pezzo di storia dei Bang Tango straziante ma pieno di ispirazione e, ovviamente, non manca nella mia narrazione cinematografica. Dal giorno dell’incidente, Kyle è passato attraverso un lungo periodo di recupero, ma oggi è tornato a fare musica tramite un progetto con il batterista Danny Parker (anche lui un ex Bang Tango), chiamato Mona Lisa Overdrive. Ti assicuro che spaccano.
Parliamo della musica dei Bang Tango. È proprio l’inevitabile condizione dei geni puri quella di essere relegati alla sezione cult della storia della musica oppure il muro di attività deviante e ipnotica alzato dal “corporativismo musicale” è troppo alto per essere scavalcato dall’ascoltatore medio?
I Bang Tango furono ingiustamente ammucchiati nel filone “hair metal” quando uscirono, pur avendo una specifica identità. Un gruppo assolutamente originale, che andava contro quello che altri proponevano in quel periodo. Per di più, la MCA, la loro casa discografica, fece un pessimo lavoro di promozione, non riponendo nessuna fiducia in loro. D’altronde la MCA non sapeva proprio promuovere la musica rock. Nel film si parla anche di questo e del lato oscuro del music biz in diverse parti e modi. Di certo, ti assicuro, non ci sono né esagerazioni né reticenze nel modo in cui ho deciso di raccontare questa storia. Anzi, è la più cruda e schietta realtà e non vedo l’ora che la gente possa dare uno sguardo concreto a quello che avviene nel music biz.
Sono totalmente consapevole della suggestiva peculiarità e straordinarietà dei Bang Tango, ma – se guardi un attimo alla scena rock degli ultimi anni Ottanta in California – non riconosci un po’ che erano anche figli del loro tempo, in qualche modo?
Sicuramente. Erano figli del loro tempo, e che tempi! Però è anche vero che in un periodo in cui la musica si era fatta più che familiare, loro furono tutto tranne che familiari. Avevano il loro sound, la loro immagine, la loro presenza minacciosa e misteriosa. Come dei novelli Led Zeppelin, avevano dalla loro parte tutto quello che poteva renderli grandi.
Nella preview del film ho sentito il produttore storico dei Bang Tango, Howard Benson, parlare di “prossimo trend che non ebbe mai luogo”. Personalmente ritengo ce ne fossero davvero tanti all’epoca. Considerando solo Los Angeles, penso a Kik Tracee, T-Ride, Circle Of Soul, King Of The Hill… Tutte band straordinarie che, similmente ai Bang Tango, avevano un perverso senso del funk nelle loro vene. Forse ce erano fin troppi trend in procinto di esplodere tutti nello stesso periodo?
L’usanza da parte delle etichette discografiche, all’epoca, era di mettere sotto contratto una band. Se questa band otteneva il successo, allora se ne mettevano sotto contratto altre venti che suonavano in maniera identica. Per quanto riguarda le band che avevano quel retrogusto funk, non penso che il pubblico fosse pronto. Personalmente ho sempre messo, a livello di stile, i Bang Tango nella cerchia di Faith No More e Red Hot Chili Peppers.
Quali sono le tue aspettative per questo film e come si potrà vederlo?
Spero che i fan della band vadano a vederlo, anche se non è d’obbligo essere un fan per godere della visione di questo film. È una storia vera che parla di persone vere, e di come non è necessario essere milionari per essere uomini di successo. I Bang Tango sono come una leggenda, un gruppo che avrebbe potuto essere qualcosa di più, e che potrebbe esserlo ancora oggi. Tutti quelli che li hanno conosciuti hanno creduto in loro, tranne la loro casa discografica. Spero di proporre l’anteprima del film a Los Angeles o Chicago, prima che sopraggiunga l’inverno, per poi proporlo a qualche film festival, con la speranza che possa trovare uno sbocco buono, affinché più gente possa vederlo.
Grazie delle risposte e, dunque, … up with the Attack Of Life!
Grazie a te, fratello!