ATRAMENT, Scum Sect
Arriva anche per gli Atrament – formazione composta da membri ed ex-membri di Vastum, Necrot, Abstracter, Moral Void, Black September – il momento di dare un seguito a Eternal Downfall, album che ci aveva saputo incuriosire grazie a un mix di d-beat di matrice svedese e metal (nella fattispecie black e soprattutto death), una formula che ritroviamo affinata e resa ancor più letale nel nuovo Scum Sect. Rispetto al suo predecessore, il nuovo lavoro appare più equilibrato e a fuoco, ma anche maggiormente ricco di dinamiche interne: per questo i brani hanno una ben precisa individualità, che permette loro di distinguersi e imprimersi in mente sin dai primi ascolti. Il merito va, oltre che ad una scelta di suoni appropriata, all’ottimo lavoro delle chitarre – sia sui riff sia sulle linee melodiche – e a una sezione ritmica che riesce a dare la giusta spinta al songwriting. Una conferma anche per la voce di Mattia Alagna, già incontrato negli Abstracter, che emerge dal magma e dimostra di trovarsi a suo agio nelle vesti di pilota di questo autentico tank sonoro. Del resto, gli Atrament non sembrano avere dubbi sulla via da seguire con il proprio sound e si calano perfettamente nella parte, con un nichilismo che si riflette anche nei testi e non lascia dubbi sulle radici della band: loro lo definiscono D-Beat in Hell e non abbiamo difficoltà a concordare, in mezzo a tanti proclami fantasiosi e spesso fuori fuoco, questa volta la scelta dei termini sembra quanto mai felice (involontaria strizzata d’occhio a Hell Awaits compresa). Poco altro da aggiungere, la guerra contro l’umanità è iniziata e gli Atrament non sono certo gente da trincea, per cui non resta che sedersi sulla collina più alta e godersi il massacro, spargimenti di sangue e colpi bassi sono garantiti.