ATOM MADE EARTH, Morning Glory
Già visti dal vivo e apprezzati al debutto, gli Atom Made Earth tornano con un lavoro che cuce in modo personale e compiuto linguaggi all’apparenza distanti quali prog, post-rock, kraut, stoner, ambient e molto altro ancora (c’è spazio persino per un incipit funky). Pur nell’evidente poliedricità di influenze (si va dai King Crimson agli Ornaments, passando per i Mogwai), la formazione marchigiana riesce a tessere una tela affascinante e ricca di sfumature, mettendo l’indubbia preparazione tecnica al servizio di strutture mai sterili o fini a se stesse. Proprio questo riuscire ad assecondare un flusso sonoro ricco di suggestioni rende piacevole e al contempo interessante l’ascolto di Morning Glory. A tratti difetta quel briciolo di furbizia (qualcuno potrebbe definirla paraculaggine) che porterebbe a imbrigliare maggiormente la voglia di testare i propri limiti come musicisti per operare di sottrazione e rendere meno complessa la scrittura (ovvero: less is more), ma si tratta di un peccato di gioventù e, soprattutto, di un limite che per qualcuno potrebbe al contrario apparire come sintomo di coraggio e voglia di sperimentare. Al netto di questa annotazione/consiglio a margine, si può dire gli Atom Made Earth riconfermano le loro potenzialità e dimostrano di aver saputo sfruttare al meglio l’esperienza raccolta dall’uscita del precedente Border Of Human Sunset, così da ritagliarsi il proprio angolo all’interno di una scena strumentale fin troppo spesso devota a determinati pattern prestabiliti o rispettosa di futili steccati di genere. Le grafiche del pittore Hernan Chavar ribadiscono la cura con cui hanno ha voluto affrontare questa nuova tappa del loro percorso in note. A questo punto la terza prova rappresenterà come da tradizione il momento per fare il punto e comprendere se le promesse sono state mantenute. Le carte buone in mano le hanno.