ASOFY, Nessun Luogo
Asofy è il progetto personale di uno dei ragazzi che ormai parecchi anni fa ha creato l’etichetta Trazeroeuno, oltre che, insieme a un’altra persona, lo studio grafico Diramazioni, arrivando a occuparsi della maggior parte degli artwork (non so se siano proprio tutti) dell’etichetta Avantgarde Music di Milano, che chiunque ascolti black metal conosce.
Asofy si trova al crocevia tra doom e post-rock, ma tutto questo alla fin fine non vuol dire assolutamente nulla. Ormai si tratta di qualcosa di più personale, è un percorso lungo anni, partito dagli ascolti eterogenei di qualcuno che non si è mai accontentato di stare nel proprio recinto. Così come non basta aver seguito un solo genere musicale tutta la vita, non è sufficiente nemmeno mettere il disco nello stereo, perché l’artwork e i testi predispongono lo stato d’animo giusto per sentirselo: si parla di non-luoghi, ma non nel senso di centri commerciali, aeroporti o stazioni, cioè posti che in tutto il mondo ormai hanno aspetti e contenuti identici, bensì di periferie che spariscono, diventando altre periferie. Capita così che un ragazzo cresca in un ritaglio di città, magari brutto, ma che chiama “casa”, e che questo stesso ritaglio sparisca, ingoiato dal continuo sviluppo. Forse è anche per questo che Asofy non può essere metal estremo nonostante si trovi su Avantgarde e nonostante chi lo ha creato provenga da quella scena, perché i paesaggi fisici e psicologici sono diversi: niente foreste, niente montagne o ghiacci, niente rabbia, niente volontà di potenza, niente Satana, solo una quotidianità grigia, un suono macilento e un mondo che nulla ha di leggendario o epico, ma che svanisce nell’indifferenza generale.
Posto che non mi ha mai convinto l’approccio vocale asmatico, sopra le righe quando in realtà vorrebbe stare sotto (meglio uno spoken word?), Nessun Luogo è forse il disco più fluido e meglio realizzato tra quelli di Asofy che ho sentito. È assolutamente chiaro che non esiste un’audience di riferimento e che tutta la parte non metal di pubblico che potrebbe apprezzarlo non saprà mai della sua esistenza (credo stia succedendo lo stesso ad Angela Martyr, sempre su Avantgarde), quindi non posso che invitare i clienti abituali dell’etichetta a dare una chance a quest’album, sono sicuro che tanti di loro hanno l’apertura mentale per apprezzarlo, si tratta solo di leggere una storia diversa dal solito.