ARTO, Fantasma
Arto è una nuova formazione bolognese composta da Luca Cavina (Zeus!, Calibro 35) al basso, Bruno Germano (deus ex machina dei Vacuum Studio di Bologna) e Cristian Naldi (Ronin, Fulkanelli) alle chitarre, e Simone Cavina (IOSONOUNCANE, Comaneci) alla batteria. Metteteli insieme in una jam session: cosa ne esce? “Fantasma”, debutto dal sapore retrò prodotto da diverse etichette indipendenti, colonna sonora ideale delle prime cine-sperimentazioni dannunziane: panorami strumentali evanescenti dai connotati psichedelici, costruzioni enigmatiche in cui le tastiere si giocano accompagnamenti sbilenchi e grotteschi.
Il basso potente e distorto di Luca ci ricorda che il gruppo proviene da un mondo fatto d’improvvisazioni punk, scarnificate ma sode, le chitarre vanno e vengono come se appunto fossero urla di fantasmi, i synth riempiono il panorama d’ascolto bilanciando l’intera composizione, infatti non ci sono elementi che prevalgono sugli altri.
“Larva” e “A Ghost Limbo” sono tentativi drone-jazz, dark-ambient caldo e soffuso che si riempie dei violoncelli di Giuseppe Franchellucci e di tocchi d’organo transilvanici dopo svariati momenti di suspense e accelerazioni cardiache. “Hauntology” ha questi rintocchi di chitarra che sembrano una corsa contro il tempo che ti martella il cervello e ti manda in paranoia; qualcosa poi non torna, i synth spuntano in ritardo e battono fuori sincrono: la follia è dietro l’angolo…
Uno dei punti forti degli Arto è che i loro pezzi intrattengono per tutto la loro durata: il finale della stessa “Larva” è un’esplosione di blast-beat che quasi tocca il black metal e post-core, ma il suono punta sempre verso melodia e mai in direzione del puro noise catastrofico. Spesso la sezione ritmica tenta di gettare una base math-core dai ritmi contenuti, ma questi flussi continui e ripetuti cadono immediatamente in secondo piano, lasciando ai chorus e ai delay delle chitarre il compito di catturare l’attenzione.
Qualche ascoltatore potrebbe avere pregiudizi su di un album strumentale e pensare a qualcosa di noioso o poco ispirato, invece l’attenzione per gli effetti sonori scelti proietta Fantasma in una dimensione onirica sempre stimolante, che stuzzica l’immaginazione e ci fa riflettere su come (e se) gli Arto riusciranno a trasportare il tutto in sede live. Bravi però!