Art Factory In The Desert
Monza, FOA Boccaccio, 27/7/2013.
Ci sono pochi fenomeni che riescono davvero a far dimenticare la sofferenza portata dal caldo estivo, e ancor più rare sono quelle eccezionali, fortunate circostanze che permettono non solo di dimenticarsi della consistenza praticamente liquida dell’aria che si sta respirando, ma addirittura, per qualche strano meccanismo alchemico, compiono il piccolo miracolo di convertire la spossatezza e l’arsura in euforia e sollazzo. Tolta l’arcinota panacea chiamata “birra”, che è ovviamente parte integrante del piano, resta il punto focale dell’evento, ossia una serata che si riveli talmente frizzante e piacevole, grezza e sanguigna da risultare un’autentica evasione, una parentesi di puro e sano divertimento “contro il logorio della vita moderna”.
Eventi come questo organizzato dal FOA Boccaccio di Monza – in collaborazione con Solo Macello, Perkele.it e Go Down Records – permettono di godersi il lato migliore dell’estate, unendo in un solo posto arti visive, musica, divertimento e tanta voglia di fare un po’ di sano casino. La particolarità di questa giornata è stata infatti quella di riuscire a interessare non solo i timpani ma anche gli occhi, grazie agli stand che esponevano le serigrafie e i lavori di The Giant’s Lab, EEVIAC, Rob The Mutt e Berlikete (anche protagonista di una bella prestazione in bilico tra drone-noise e desert rock), e il palato, tra una pizza, una sangria e altre offerte culinarie del posto. Tutto ciò sempre con la gradita garanzia del prezzo modico che, in onesta sincerità, non può che essere un pregio.
La scaletta, distribuita su due palchi per ottimizzare tempi e garantire un piacevole continuum musicale, ha proposto una selezione di band dell’underground italiano d’assoluto rilievo, delineando un’escursione di quasi sette ore nei territori dello stoner rock, dello sludge, del noise e dell’hardcore,con tutte le possibili declinazioni, reinterpretazioni e ibridazioni del caso.
Dopo le ottime prove dei Lilium e dei Veracrash, energetici e diretti, tocca ai Goran D. Sanchez. Il “Chill Out Stage” è un angolo del cortile senza un palco vero e proprio, particolare che fa da vero e proprio megafono alla carica dei cinque lombardi. Dal primo all’ultimo secondo la band riversa sul pubblico un misto suono a dir poco originale, è come se qualcuno avesse preso melodie blues, riff hard rock anni Settanta, attitudine hardcore d’estrazione ottantiana, violenza crust grind, derive math-core e avesse ficcato tutto dentro a un frullatore. Intensità altissima, adrenalina considerevole e quella sana impellenza di far casino che trasuda da ogni pezzo suonato durante il breve set.
Alla schizofrenica esibizione dei Goran D. Sanchez segue quella dei torinesi Tons, che chiudono così la prima edizione dell’Art Factory In The Desert, proponendo uno spettacolo a base di alti decibel e soddisfazione garantita. La loro scaletta si snoda con pesantezza tra parti sludge, accelerazioni che strizzano l’occhio allo stoner rock e la voce urlata di Paolo che mantiene elevato l’impatto. Trascinanti, rocciosi e rodati dal recente tour europeo, i Tons fanno uno spettacolo senza sbavature, inoltre, nonostante una piccola incertezza iniziale, l’impianto del Main Stage regala soddisfazioni (o supplizi?) ai timpani e rende giustizia alla strumentazione del gruppo.
Ad amplificatori spenti, con ancora qualche fischio nelle orecchie, resta la soddisfazione di aver partecipato, per pochi soldi, ad un evento nuovo e fresco, sperando possa avere seguito, possa magari vantare “innumerevoli imitazioni” in un futuro o, più semplicemente, possa essere un metodo valido per far capire a chi c’era che organizzare qualcosa di divertente è ancora possibile.
Serate così fanno capire che, anche senza andare a cercare l’esagerazione ad ogni costo o l’evento definitivo dell’anno, ci sono ancora realtà, in Italia, che tirano dritto e organizzano festival che sono piccoli solo nel budget e nei costi d’ingresso, ma, in quanto a cuore impiegato nel processo ideativo e attuativo e soddisfazione che lo spettatore si porta a casa, non possono essere che definiti come “enormi”.
Scaletta
Tons
Goran D. Sanchez
Veracrash
Berlikete
Lilium
Gengis Khan Voodoo Jacket
Mexican Chili Funeral Party
Soulracers
My Home On Trees
Psycho Fellowship