Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

ARRAKIS, Ammu Dia

ARRAKIS, Ammu Dia

Arrakis è una stella della costellazione del Dragone, ma è anche il nome del pianeta meglio conosciuto come Dune dell’omonimo ciclo di Frank Herbert. In questo caso assume una terza connotazione, che con il cosmo resta comunque ben collegata: quella di un power trio proveniente da Salonicco dedito a uno psych-stoner strumentale e dai chiari rimandi spacey. Detta così suona come una leccornia per appassionati di simili sonorità, il che è in parte vero, visto che la scrittura della band ha un buon tiro e si basa su spirali sonore avvolgenti, lascia spazio a divagazioni strumentali dai colori caldi e ha un forte gusto settantiano in grado di riannodare le fila con la migliore tradizione psichedelica. Ciò che, al contrario, lascia un po’ a desiderare è il suono a tratti troppo scarno e la mancanza di fluidità che in qualche modo impedisce il compiersi della magia, colpa soprattutto di una batteria un po’ troppo legnosa e poco dinamica che non coinvolge come dovrebbe e frena la corsa tra le stelle. Probabilmente con un suono meno secco del rullante e un maggiore riverbero le cose sarebbero andate meglio, ma allo stato dei fatti il giudizio, altrimenti pienamente positivo, resta in sospeso in attesa di sviluppi futuri. Per il resto le idee interessanti ci sono e non si fatica a lasciarsi andare cullati dalle divagazioni cosmiche orchestrate dal trio. Ancora un piccolo sforzo nel rifinire il tutto e l’obbiettivo sarà centrato.