ARIKON, The Prophet’s Blood Is Boiling
Arik Hayut proviene da Tel Aviv e ora si trova a Berlino, parte del duo rumorosissimo Gainstage, sempre di casa Portals Editions. Col nome Arikon sostiene di suonare drum & drone, e non direi che si possa contraddirlo. Alcune tracce portano i nomi di creature mostruose della tradizione biblica, probabilmente perché con queste immagini Arik vuole trasmettere l’imponenza dei beat distorti dell’album, costruiti utilizzando le sorgenti sonore più diverse. Sembra chiaro che chiunque ascolti industrial, industrial dub o persino quello che chiamo “industrial doom” non possa che andare a nozze con The Prophet’s Blood Is Boiling, una sequenza riuscitissima di tracce dense come catrame, poliritmi, scenari fantascientifici di cemento, impersonali e cupi, in cui sopravvive qualche elemento etnico (l’effetto è quello di sentire il Cityspeak di “Blade Runner” o vedere le arti marziali in “Matrix”), qui reso con qualche accenno orientaleggiante la cui matrice è con ogni probabilità la cultura d’origine di Arik (inevitabile arriva qualcuno a nominare Muslimgauze, ma prendiamo tutto con le pinze). Se la frizione etno/industrial non è nuova e ha migliaia di declinazioni possibili, va detto che in questo disco la gestione dell’insieme è ottima, per cui non manca quasi nulla in termini di atmosfere (persino di melodie) e non per questo si sacrifica l’impatto.
Oserei scrivere intrattenimento puro, nel senso più buono della definizione.