ARIEL KALMA, Reallusions
Hallucinations are perceptions with no real counterpart. What is real? An instance of a misinterpreted perception? A deceptive appearance or impression? A false idea or belief?
This music wishes to open the door behind the mirror of illusions. You might see Alice, a white rabbit, a flying pig, a pink elephant… are you dreaming?
La navicella spaziale di Ariel Kalma continua il viaggio senza sosta verso lande lontane e paesaggi sempre mutevoli, popolati da strani personaggi immaginari. Reallusions non fa eccezione dunque, il francese trapiantato in Australia è più che mai deciso a continuare il suo percorso tra realtà e illusione, e va da sé che non è semplice seguirlo, basta dare un’occhiata alle innumerevoli produzioni, comprese quelle “non ufficiali” (nel suo sito ce ne sono parecchie). Già con “Heart Groove” si capisce che le spirali sonore si avviluppano nel consueto canovaccio legato a un’ambient tinta di new age, circolare e al limite della stucchevolezza, ma Kalma è anima troppo aggraziata per risultare solo affine a quella maniera. Vi sia sufficiente fare attenzione alle registrazioni sul campo di “Mindless Con Fusion”, che mescolano gorgoglii alieni che neanche i Residents, o agli orientalismi persi e liquidi, con gli immancabili sax e didgeridoo in lontananza, di “Bushnet Zehr”. Per non dire poi della straniante passeggiata electro di “Reallusions 2” e dei paesaggi lunari di “Paranormal Panorama”: qui, tra l’altro, in pratica si testa e comprova il mai sopito amore per il ritmo, lento ma regolare, e non invadente. Reallusions è un album lungo, anche troppo, che necessita della dovuta attenzione, ma a chi frequenta i lidi dell’autore di Le Temps Des Moisson e Osmose non dico nulla di nuovo. Non mi sento però di consigliarlo ai neofiti, ai quali credo invece possa far bene incominciare dalle ristampe Black Sweat, per poi, se ne hanno voglia, poter apprezzare anche questa nuova, spiazzante fatica. Il suo viaggio-sogno, intanto, continua senza sosta.