ARCHIVIST, Triumvirate

Archivist

Giunge anche per gli Archivist il momento di chiudere la trilogia, una struttura narrativa che aveva già connotato i precedenti progetti di Alex CF, cioè Fall Of Efrafa e Light Bearer (anche se, in questo caso, lo scioglimento anticipato ne aveva impedito il compimento) e vede la stretta correlazione tra musica, testi e immagini per dar vita ad un’esperienza su più piani espressivi. Per gli autori di Triumvirate, poi, il percorso si intreccia e si unisce a due gruppi ancora attivi, ovvero Anopheli e Morrow, con i quali si possono intuire connessioni e punti di contatto sulle tre direttrici poco sopra indicate, oltre ad alcuni musicisti in comune. Con il passare del tempo, questo modus operandi sembra essersi affinato sempre più, tanto che in questo caso anche gli artwork nelle intenzioni del loro creatore vanno a formare un trittico completato da questo nuovo pannello. L’ultima tessera del mosaico che ci troviamo oggi di fronte ritrae il Machine God, l’entità composta da materia ed energia pura cui va incontro l’androide Construct, protagonista del secondo album e controparte dell’Archivista, l’essere umano imbarcato su una navicella spaziale prima dell’estinzione totale della nostra specie. Ovviamente si tratta di una narrazione ricca di simbolismi e richiami ai danni che gli uomini stanno arrecando al Pianeta con la loro corsa sfrenata allo sviluppo tecnologico e all’impoverimento delle risorse naturali. Storia della quale non vi sveliamo ovviamente il non scontato finale.

Rispetto ai capitoli precedenti, su Triumvirate appare più marcata la componente melodica, sia nelle voci (al solito divise tra Alex e Anna), sia nelle strutture in crescendo ricche di pathos e in grado di donare i giusti accenti allo svolgersi della trama. In alcuni passaggi vengono subito in mente richiami al black metal più atmosferico, mentre in altri momenti si insinuano lo shoegaze e persino un certo emo dal taglio orchestrale/cinematografico (in questo riallacciandosi al percorso di Anopheli e Morrow), tutti input che finiscono per amalgamarsi e mischiarsi all’interno di un linguaggio dalla personalità tanto sfaccettata quanto immediatamente riconducibile ai suoi autori. L’insieme funziona e si regge proprio per la già accennata evoluzione nelle linee melodiche, in particolare per l’uso copioso di clean vocals che spezzano il flusso di energia e donano dinamiche differenti alla struttura musicale. Di certo Triumvirate è un disco coraggioso, che si prende il rischio di spingere su determinati elementi e non si limita ala reiterazione di una formula ormai consolidata, staccandosi nettamente da statiche riproposizioni del passato per esplodere in un finale giocato ancor più che in passato sulle sensazioni suscitate nell’ascoltatore. Esempio lampante di quanto appena detto è l’apertura di “Ancestors Descendents”, plasmata con note in grado di colpire le corde più intime e di giocare con le stesse per costruire un crescendo cui è difficile resistere. Non un album facile, di certo, ma anche un qualcosa a cui vale la pena dedicare del tempo e che non deluderà chi ha sempre seguito e apprezzato l’evoluzione degli Archivist. Da ascoltare con i testi sotto mano per apprezzare in pieno la loro profonda connessione tra testi e musica. Al solito, il tutto si può ascoltare e scaricare gratuitamente dalla pagina Bandcamp della band.