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ARCHIVIST, Archivist

Archivist

Gli Archivist definiscono la loro musica come ethereal-metal, il che è alquanto ficcante, visto che ci si trova di fronte a un blend che si avvicina in modo marcato ai lidi dello shoegaze-black metal, su cui s’innestano due/tre elementi in grado di fare la differenza e aggiungere fascino all’insieme. In primis, pur nel suo ripercorrere sentieri di certo non inesplorati, la scrittura degli Archivist sa giocare in modo disinvolto con linee melodiche ed emotività, del resto la band è in parte formata dagli ormai sciolti Light Bearer, che in questo erano veri e propri maestri. Rispetto a fin troppi tentativi improvvisati di toccare corde interiori, qui ci si accorge subito che il pathos e la drammaticità dei paesaggi dipinti sono il risultato di una vera competenza specifica e di una reale abilità nel muoversi sul campo, non certo di uno studio a tavolino. Secondo punto di forza è l’utilizzo di vocals duttili e non monocordi, con alcuni momenti di assoluto pregio, capaci in generale di dare una spinta verso l’alto ai brani: Alex non ha certo bisogno di presentazioni e su quest’album si è superato nell’utilizzo di tonalità sporche e pulite, con le seconde sugli scudi come elemento determinante nel fare degli Archivist una piccola eccezione nell’ambito della scena di riferimento. A dargli manforte con le vocals e contribuire con il suo timbro ad aumentare lo spettro d’azione troviamo poi Anna, già cantante degli Amber. Per finire, proprio per la necessità di giocare il tutto sulle emozioni e sul coinvolgimento dell’ascoltatore, nonché in perfetta sintonia col tratto distintivo di ogni progetto firmato dal cantante, i testi compongono una vera e propria storia e non un semplice abbozzo, con una ricchezza di dettagli e sfaccettature da meritarsi di essere scoperta durante l’ascolto, per cui non vi sveliamo altro che il suo legarsi al nome del gruppo, al difficile rapporto tra umanità e intelligenza artificiale e alla necessità di fissare i ricordi prima che svaniscano completamente. Certo, lo stakanovismo e la voglia di inseguire progetti e traiettorie differenti (a breve in uscita anche il nuovo Anopheli) potrebbero finire per prendere la mano ad Alex e impedirgli di focalizzarsi bene su tutto, ma almeno per ora lui sembra in grado di gestire la situazione al meglio e non avere problemi nel lasciare che le varie facce del suo amore per la musica convivano in progetti differenti, soprattutto perché qui il lavoro svolto in sede strumentale dai suoi compagni di avventura tutto sembra tranne che lasciato al caso o sviluppato senza la dovuta attenzione ai particolari. Insomma, se quanto letto finora ha suscitato il vostro interesse, basta andare sulla pagina Bandcamp degli Archivist e il disco è a vostra completa disposizione.