APOKALYPTIC RAIDS, The Pentagram
I brasiliani Apokalyptic Raids sono attivi da vent’nni e sono forse il nome più noto, insieme a Whipstriker e Grave Desecrator, della scena metal estrema di Rio de Janeiro. L’impressione è che si tratti di una piccola scena quanto a numero di persone alle prese con uno strumento, ma con un numero di gruppi sorprendentemente alto. Fra i primi mi vengono in mente Farscape, Atomic Roar, Flagelador, Diabolic Force, Hellkommander, Sodomizer… Tendenzialmente si trovano sempre le stesse persone in questi gruppi, di sicuro non manca la coesione: fa eccezione Leon Manssur, fondatore degli Apokalyptic Raids, che, invece di utilizzare le proprie energie extra all’interno di altre band, ha preferito dedicarsi a farle uscire tramite la propria etichetta Hell Music.
Chiunque bazzichi certe scene saprà che gli Apokalyptic Raids, insieme ai Warhammer, sono il gruppo regolarmente citato fra gli esempi di attuali cloni degli Hellhammer. Il fascino esercitato dagli Hellhammer e poi dai Celtic Frost sul metal estremo è radicato ed esteso: moltissimi dichiarano di averne subito gli influssi, ma la caratteristica fondamentale del suono degli svizzeri non emerge così di frequente fra gli adepti. Sto parlando del particolare approccio atonale dei riff di Tom G. Warrior, un qualcosa che non si era mai sentito nel metal prima del 1984. Un suono unico che qualche gruppo ha deciso di non far morire, anche col rischio di essere etichettato come semplice tribute band. In parte l’approccio è proprio quello, basti guardare all’estetica di Warhammer e, ovviamente, Apokalyptic Raids. Allo stesso tempo, il fatto che le influenze (anzi, l’influenza) sia così esplicita, ai miei occhi rende questi gruppi come dei continuatori, degli eredi depositari di un sapere primigenio che i numi fondatori hanno abbandonato. L’approccio è un po’ quello di immaginarsi cosa avrebbero fatto gli Hellhammer se il tempo si fosse fermato nel 1984, in un eterno ritorno senza evoluzioni creative e tecnologche. Ecco così lo stesso suono nasale di chitarra, la stessa atonalità, gli stessi pattern ritmici che esprimono idee dinamiche attarverso degli strumenti statici. Come se si trattasse di un attore che esprime stati d’animo diversi attraverso la stessa personalità che attiene a un determinato ruolo. Ecco quindi il quinto album degli Apokalyptic Raids, nulla di più e nulla di meno, se non una gioia per chi come me li ha sempre seguiti. Unica eccezione nel disco, l’ultimo pezzo “The Story Of Pope Joan”, un heavy metal epico dagli echi manowariani a cui segue, tanto per riequilibrare le cose, la cover di “Massacra” degli Hellhammer. Il cerchio si chiude.