ANTIKATECHON, Sublime Ascension
Antikatechon è, credo, uno dei progetti più longevi di Davide Del Col, che per fortuna ha trovato col tempo una propria voce, emancipandosi dall’influsso della Cold Meat Industry, specie da quello di Raison D’Être. In quest’album composto da due episodi di 25 minuti la title-track, pur dando qualche carezza ai fan del (sotto)genere con alcuni campionamenti un po’ ovvi, ha tutto ciò che uno può chiedere a un disco dark ambient, in primis la capacità di circondare piano piano chi ascolta con una realtà diversa da quelle in cui si trova fisicamente, sfruttando la potenza del suono (delle basse frequenze, ma non solo): qui è un attimo a sparire dal 2023 e trovarsi in qualche città abbandonata migliaia di anni fa, in piena notte, tra palazzi e monumenti giganteschi e minacciosi che sembrano prendere vita all’improvviso. A metà strada, poi, Del Col aggiunge percussioni solenni che regalano dinamismo al pezzo prima che cominci ad annoiare, fondendole con drone tristissimi di cui non saprei individuare la sorgente, ma che trasmettono e fanno provare un profondo dolore spirituale, da sempre una delle caratteristiche del sound di Antikatechon. Non è male nemmeno l’altro episodio, “The Sacred Vortex”, come se Antikatechon provasse a essere Skullflower (o viceversa). Penso che il disco rimarrà confinato nella sua nicchia, ma penso anche che sia frutto di un tentativo di non ripetersi, non così scontato nella sua nicchia.