ANT-ABUSERS, Damn Women, Damn Alcohol
Quante sono le band hardcore-punk che strada facendo imboccano la prima svolta verso il rock’n’roll? Innumerevoli. Forse ci sarà un’affinità tra i generi. Forse sarà che l’hc ti paga la bolletta solo se hai iniziato a suonarlo Oltreoceano negli anni Ottanta. Forse, ad un certo punto, il fisico di un teenager che diventa adulto raggiunge dei limiti naturali insormontabili senza un allenamento costante. Forse nell’hc non gira il quantitativo di fica che invece pullula altrove. In passato mi è capitato di fare più o meno lo stesso percorso per tutti i motivi finora elencati, e non solo quelli, tranne la necessità di pagare bollette. Per potercela fare, infatti, ora scrivo di musica e quelli di The New Noise mi riempiono le tasche con un quantitativo esagerato di quattrini. Migliaia e migliaia di euro, non potete neanche immaginarlo!
Ma concentriamoci sugli Ant Abusers. Tralasciando la loro noiosa storia, della quale preferisco risparmiarvi i cenni (gruppi, etichette e agenzie dovrebbero sapere già che a nessuno importa un fico secco delle banalità che vengono prevalentemente scritte nei press kit destinate a noialtri… siamo qui per emozionarci con della musica e far muovere la penna come l’ago di un sismografo quando avverte la scossa, il resto è solo un inutile spreco di carta e di tempo), e schiacciando il tasto play, appare subito chiara una cosa: la dipartita di band come Hormonauts e 59ers ha lasciato delle posizioni vacanti ai vertici della scena rockabilly italiana e, nonostante questa attraversi un periodo di flessione, ci sono diversi candidati a fare la scalata. Gli Ant Abusers sono iscritti alla lista e hanno tutti gli attributi necessari per farsi valere in questa competizione senza esclusione di colpi.
I loro pezzi sono carini, ben registrati, carichi di energia senza essere duri né ruvidi. Il sound moderno ed accattivante cade fra Turbo AC’s e, per l’appunto, Hormonauts. I testi tragicomici non mancano di trattare gli argomenti classici del genere (donne, alcol, risse, born-to-loseness) e la presenza nella tracklist di una paraculata niente male come “Madrid! Madrid!” potrebbe catturare l’attenzione di chi solitamente ascolta Gogol Bordello, Ska-p, Après La Classe…
I puristi forse storceranno il naso, ma poco importa se l’obiettivo è vivere di musica. L’attitudine spesso non paga, gli Ant Abusers lo sanno e si adeguano alle regole del gioco. Sono puliti e non se ne vergognano, mantenendo quindi la loro dignità. Certo, se abbandonassero lo strascico delle loro esperienze musicali passate ne gioverebbero sia il sound che l’immagine. Si intuisce ancora qualche alone di confusione tra una traccia e l’altra, ma il processo di raffinazione può richiedere tempo.