ANJOU, Anjou

Anjou

Anjou è il nuovo progetto su Kranky di Mark Nelson e Robert Donne (in pratica quasi i Labradford), coadiuvati da Steven Hess, che da queste parti avrete già conosciuto per merito dei Locrian, ma anche perché aiuta proprio Nelson con Pan•American. Realizzato con tecniche miste, cioè sia con chitarra/basso/batteria, sia con elettronica e software, il disco è formalmente impeccabile: post-rock diafano, drone, pulsazioni, glitch – e persino gli interventi percussivi di Hess – si trovano in un equilibrio pazzesco, frutto di un lavoro lungo quattro anni. Ecco dunque che vengono in mente metafore classicissime, dato che quest’album descrive bene quello stato a metà tra il sonno e la veglia, un po’ il “Blaue Blume” di tanti paesaggisti sonori, quindi giù a parlare di sonnambuli, narcolessia, smarrimento e chi più ne ha, più ne metta. Non tutti si aspettavano un disco di questo tipo: chi segue da sempre Nelson e Donne rientra in questa prima categoria e – senza che le mie orecchie capiscano – lo ritiene troppo pesante, mentre io – che di quel gruppo non sono mai stato innamorato e tendo ad ascoltare cose più tossiche – lo sto rimettendo su un sacco di volte per starmene in pace, conscio infine che non si tratta di qualcosa che cambi confini o sconvolga certezze.

Tracklist

01. Lamptest
02. Sighting
03. Specimen Question
04. Readings
05.  Inclosed
06. Adjustment
07. Backsight
08. Fieldwork