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ANGELINE MORRISON, The Sorrow Songs: Folk Songs Of Black British Experience

Riunire punti e tessere mancanti. Questo è quello che si propone di fare con il suo lavoro la folksinger Angeline Morrison (qui la nostra intervista). The Sorrow Songs: Folk Songs Of Black British Experience racconta, con 11 tracce e 5 interludi, delle storie, come la musica folk fa dall’inizio dei tempi, prima passandosi brani per via orale, poi con le prime registrazioni audio. Cultura, storia, memoria comune, i segni di tutte le popolazioni. Nel Regno Unito la popolazione caraibica ed africana si attesta all’incirca sul 2%, per un totale di 1 milione e 150 mila persone. Per questo mi ha colpito molto la testimonianza di Angeline durante un’intervista, in cui diceva di poter contare sulle dita di una mano le volte in cui ha incrociato un’altra persona di colore in un folk club. Angeline, padre dalle Ebridi Esterne e madre giamaicana, canta e suona dopo un battesimo folk avvenuto grazie a Shirley Collins.

Con questo disco ripercorre storie ed odissee di personaggi durante i secoli (la tratta degli schiavi presso l’Isola di Scilly a partire dal 16esimo secolo, il primo orticoltore nero, nonché prima persona di colore ufficialmente riconosciuta in loco; George Alexander Gratton, giovane affetto da vitiligine ed esibito nei freak-show dell’epoca; una diciannovenne internata in una clinica psichiatrica per aver parlato in malo modo ad un ufficiale; la mano mummificata di una domestica; una dottoressa nella guerra di Crimea; le riots a Liverpool nel 1919; la Black Queen, Charlotte of Mecklenberg-Strelitz, specchio per le allodole usato dagli inglesi a caccia di soldati contro gli statunitensi nella guerra d’indipendenza; le sorelle Gibbons) con l’intento di gettare dei semi, di creare materiale spendibile per le prossime generazioni. Intento nobile e materiale affascinante per coerenza, profondità e polpa musicale. Armonie vocali e strumentazione fanno muovere piedi e cuori, scaldando gli animi in maniera diretta e rurale. Un disco che sarebbe potuto uscire paro paro sessant’anni fa, il che lo rende potenzialmente spendibile anche per i prossimi Sessanta.