ANGELA MARTYR, The November Harvest
Vanessa Van Basten è scomparsa, al suo posto c’è Angela Martyr. Le dà una casa Avantgarde Records, che per questo disco azzarda anche un paragone coi “suoi” Katatonia, mentre il vestito lo confeziona Tryfar, che da tempo cura le grafiche della maggior parte delle uscite dell’etichetta milanese. Morgan è sempre lo stesso, per certi aspetti: talento, gusto nelle melodie, capacità di fondere generi diversi che gruppi più giovani e più famosi se la sognano. D’altro canto, se il nome è un altro (decisione coraggiosa, dato che se fosse uscito come Vanessa Van Basten sarebbe sparito subito dagli scaffali, se ancora ci fossero scaffali con dischi in giro per l’Italia), è perché è cambiato qualcosa: più voce, più vicinanza alla forma canzone, più immediatezza e anche cattiveria (“Negative Youth”), anche più grunge, poi l’aggiunta perfetta degli archi in “Serpent” (li sentirete anche in “Deviant”)… Comunque, chi conosce Vanessa Van Basten ci sentirà dentro anche altri frammenti di anni Novanta (shoegaze, Broadrick, God Machine…), il mondo nel quale è cresciuto Morgan Bellini e che ha sempre detto di amare, pur sapendo interpretare anche gli anni Zero (vedi i paragoni passati Vanessa-Jesu).
Se Angela Martyr non fosse un progetto solista ma una band, potrebbe portare in giro questi pezzi e avvantaggiarsi della sua doppia natura indie/metal (vedi il caso dei Nothing o dei True Widow su Relapse) per suonare un po’ ovunque. Se quest’anno a festival come il Primavera ci hanno messo quelle mezze seghe dei Japandroids e a rappresentare l’Italia c’è Iosonouncane, si capisce che là fuori ci sarebbe spazio anche per Morgan, che di sicuro non sarò un genio incompreso o il best kept secret italiano, ma ci sa fare eccome. Per ora ci “accontenteremo” di riascoltare ogni tanto un altro disco valido firmato da lui.