ANDREA BURELLI, Sonic Mystics For Poems (Of Life And Death Of A Phoenix)
Andrea Burelli suona a me come novità stupenda, lieve e intensa: questo suo disco, autoprodotto, ha in sé il germe della meraviglia. Voci, poesie, suoni di archi e corde, polpa sonora che si sposa con una cadenza entusiasmante e algida. Del tutto fuori dal tempo, sembra giocare in un’atmosfera completamente personale e sacra, che ci strappa dal presente e dal nostro ambiente per ghermirci con sé. Il gusto negli arrangiamenti minimali e la forza vocale mi fanno a tratti pensare ad una Mara Redenghieri in una scuola d’arte del 1800. Ad un tratto dall’italiano passa allo spagnolo per “Cielo Azul”, aggiungendo un’ulteriore sfumatura a un languore stupefacente. Ricordi a tratti di Mabe Fratti, sentori di Aperture, Andrea sembra elaborare una personale via alla musica nella quale il ridondante e l’orpello sono lasciati a lato con leggiadria e viene elevato il necessario in maniera elegante. Come certa musica sacra, dove l’intensità travalica credenze e fedi facendosi universali, così i brani di Sonic Mystics For Poems (Of Life And Death Of A Phoenix) ci avvolge completamente. Pezzi fatati e squillanti, poesie che si trasformano in brani che suonano come proclami nei quali l’austerità e la personalità si avvolgono come serpenti bizzosi. Andrea crea un folclore partendo da ciò che batte nel petto, da una voce e dalla magica capacità di fermare quanto succedde intorno a lei. Il finale di quest’opera è quasi un sollievo perché permette di tornare a respirare, chiedendoci cosa sia successo negli ultimi 35 minuti e perché siamo ancora in questo felice stordimento.