ANDREA BELFI, Ore
La neonata Float, etichetta con base a Londra, dà alle stampe il nuovo album di Andrea Belfi, batterista aumentato, come scrive Fabrizio Garau nel profilo dedicato, dove cita l’interessante album Wege (oltre a questo mi permetto di segnalare Natura Morta).
Ore sembra andare verso un ideale spazio sonoro e d’azione, ancora più profondo, intrinsecamente tecnologico e intimamente fascinoso. I passaggi più suadenti della lunga traccia posta in apertura, “Anticline”, lo lasciano intendere.
Se “Lead” è una prova pirotecnica, il percuotere ossessivo e chirurgico risulta decisivo per le sorti dell’intera composizione, la misteriosa “Ton” aggiunge strati su strati di suono fino a saturare l’intero ascolto, dando un’estrema sensazione di stordimento e di angosciante senso di vuoto: qui sembra di sentire della techno deformata e parecchio aliena. La chiusura affidata a “Syncline” è potente, tribale ed evocativa.
Ore, lo avrete capito, è un lavoro complesso, affascinante e difficile, che rasenta un’angosciosa freddezza. È raro oggigiorno trovare aggettivi cosi adatti per altri dischi in circolazione; converrete che non è cosa da poco.
Non contento, Belfi ha fatto uscire da poco un altro paio di cose: Alveare (per la francese IIKKI) e Cera Persa, di stampo vagamente techno, per l’etichetta specializzata Latency. In catalogo, tra gli altri, anche il riminese Manuel Fogliata, meglio conosciuto come Nuel. Se siete dei patiti collezionisti, non dovreste farvi sfuggire nemmeno quest’accoppiata.