ANADOL, Felicita
Giunge al suo secondo album Gözen Atila in arte Anadol, originaria di Istanbul e residente a Berlino.
Registrato sull’isola di Buyukada (proprio di fronte alla sua città natale) e pubblicato dall’etichetta tedesca Pingipung, Felicita è – ebbene sì – un mezzo capolavoro: ricco, variegato e sorprendente, come da tempo non se ne sentiva. Elettronica chimerica, cangiante, che girovagando felicemente ci porta (anche lei…) dalla müziği al free jazz, grazie alla partecipazione di un gruppo di jazzisti di stanza nella capitale turca. Fa capolino anche la psichedelia vintage dei Gong, oltre all’immaginabile sapore di un vicino oriente: pop turco, greco, repliche mediorientali di voci à la Jane Birkin o Brigitte Bardot da mettere i brividi, passeggiate notturne sonore/soundwalk sulle rive del Bosforo, immersi in una rinnovata colonna sonora per “Uzak”, film-manifesto del grande regista Nuri Bilge Ceylan.
Anadol rivendica l’influenza del rock anadolu (fusione fra tradizione turca e rock psichedelico in auge negli anni Settanta e di cui Barış Manço fu il pioniere) e dell’arabesk (rilettura turca moderna dei modi della musica araba, alimentata anche da influenze balcaniche), ma è cresciuta insieme a tanta, tanta musica moderna occidentale: che sia tradizionale o che sia contemporanea, l’arte necessita di essere autentica e questo è il mio intento.
Se, attraverso lunghe improvvisazioni ipnotiche, il primo album Uzun Havalar proponeva una riflessione assai libera sul repertorio della tradizionale e popolare uzun hava (tipo di melodia cantata a ritmo libero nella vasta area geografica che va dall’Anatolia sud-orientale a Cipro), in questo lavoro i brani hanno un carattere estremamente eterogeneo anche al loro interno: ne è esempio “İstasyon Plajında Bir Tren Battı” (“un treno è affondato nella stazione sulla spiaggia”) che, dall’improvvisazione jazz ad una ambient siderale, ci accompagna per oltre 15 minuti in territori musicali inusitati. “Felicita Lale” è lunare e dilatata, sorta di omaggio a “Comic Strip”, canzone che Serge Gainsbourg scrisse per B.B. nel 1968. “Gizli Duygular” è pura psichedelia, delle più sontuose (alla batteria sembra esserci il Nick Mason di “Astronomy Domine”), con nove minuti dove ne succedono di tutti i colori, come l’intersecarsi di chitarre ed elicotteri in volo da una parte all’altra dello stereo. Per apprezzare appieno, è richiesta buona concentrazione e – mi sentirei di consigliare – un ambiente domestico… l’ascolto in automobile, ad esempio, potrebbe essere “fuorviante”! “Eciflere Gel” ha un ritmo claudicante, con l’incedere impervio di un sax oltremodo suadente, di pari passo ai sussulti di una voce enigmatica che richiama più volte la nostra attenzione. “Ablamın Gözleri” è modernariato di seconda mano al Gran Bazar Kapali Çarşı, mentre al vicino Lale Pudding Shop giovani occidentali ancora incontrano le anticonformiste e coraggiose nuove generazioni turche (vedi alla voce Grup Yorum).
Da 800 di Mercan Dede (2007) ad oggi, Anadol firma uno dei dischi più innovativi di musica turca (post)moderna.