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AMON, Liar In Wait

Amon

E se – con buona pace del burbero Glen Benton – fossero stati i fratelli Eric e Brian Hoffman la vera anima dei Deicide?

La domanda si pone inevitabile durante l’ascolto di quest’album a dir poco sensazionale. Un tuffo nel passato, ma col supporto della moderna tecnologia di registrazione, ci restituisce infatti un gruppo compatto, intransigente, per nulla intimorito da inevitabili paragoni con la band d’origine. Gli Hoffman, defenestrati dai Deicide nel 2004 per divergenze musicali e personali con Benton (sfociate nelle presunte accuse di aver tentato di ucciderlo), risorgono dalle loro ceneri e si riappropriano del moniker Amon, così da sottolineare una continuità mai interrotta, cercando di imporsi come la vera incarnazione e prosecuzione del “Verbo”. Prima ancora che musicalmente, il gruppo affascina per l’attitudine sulfurea che lo contraddistingue, eredità diretta di gruppi storici degli anni Ottanta affiliati al death e al black (Possessed e Sarcofago, per citarne alcuni). Formatisi a Tampa nel lontano 1987, gli Amon si ripresentano oggi sulla scena rinvigoriti da validi innesti in seno alla formazione: il bassista/cantante ex Diabolic Jechael (aka Jesse Jolly) e il tentacolare Mike Petrak alla batteria: entrambi appaiono ben integrati nel tessuto sonoro creato dalle chitarre degli Hoffman e riescono a innalzare con naturale disinvoltura il tasso tecnico e la brutalità che pervadono l’intero album.

Liar In Wait racchiude in sé tutte le caratteristiche del death metal floridiano classico (velocità, growl, suoni taglienti, blast beats e reminiscenze thrash), ma il suo pronunciato estremismo sfocia a sprazzi nel brutal death. Stiamo parlando comunque di una componente circoscritta di novità all’interno di un suono diventato oggigiorno un vero e proprio trademark, e che come tale viene preservato. I brani degli Amon sono giocati infatti su tempi interrotti e poliritmia, su assoli impazziti dal forte gusto melodico e sull’uso regolare di un armonizzatore vocale. L’atmosfera malsana che ammanta pezzi come “Eye Of The Infinite”, “Reaching For Flesh” e “Spat Forth From The Darkness” crea una sensazione di soffocamento, un ambiente claustrofobico dove riff dissonanti risplendono come bagliori sinistri in un’oscurità densa.
Il raffronto con capolavori quali Deicide e Legion e in parte con Once Upon The Cross potrebbe apparire irriverente o quanto meno poco rispettoso, ma se questo è l’antipasto fornitoci dagli Amon, i Deicide dovranno darci sotto per riguadagnare il terreno perduto, soprattutto alla luce delle ultime prove in studio, caratterizzate quanto a qualità e ispirazione da una valenza a dir poco altalenante.

Bentornati Hoffman!

Tracklist

01. Among Us
02. Eye of the Infinite
03. Lash Thy Tongue and Vomit Lies
04. Liar in Wait
05. Reaching for Flesh
06. Semblance of Man
07. Sentience and Sapience
08. Spat Forth from the Darkness
09. Wraith of Gaia