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AMNESIA SCANNER, Another Life

AS are the ugly sneakers of modern music

Le cosiddette “ugly sneakers” sono quelle scarpe sportive smaccatamente brutte, caratterizzate da suole ingombranti, accostamenti cromatici improponibili, segni di usura fatti a bella (si fa per dire) posta, che da un paio d’anni furoreggiano ai piedi delle fashion victim. Vi sarà capitato senz’altro di vederle in qualche blog di moda: sono qualcosa di molto simile alle scarpe da ginnastica del vostro compagno sfigato delle medie, solo che arrivano a costare metà del mio stipendio e portano la firma di alcuni fra i più stimati couturier a livello mondiale o sono edizioni limitatissime e super ambite di megabrand di abbigliamento sportivo. La chiave di lettura del fenomeno rimane quella dell’ironia, uno sguardo che prescinda dai canoni di misura, armonia e buon gusto per concentrarsi sul valore simbolico – e per molti versi di rottura – dell’oggetto.

Uno fra i più importanti online store europei di musica propone un paragone quanto mai azzeccato, definendo sulla propria pagina gli Amnesia Scanner come le “ugly sneakers della musica moderna”: l’accostamento butta in rete l’assist offerto dalla copertina del loro ultimo disco e sottolinea come il lavoro del duo finlandese trapiantato a Berlino debba essere apprezzato in un’ottica particolare – che non può appunto prescindere da una certa quota di ironia – e insieme contempli una serie di ragionamenti non banali. Another Life è il primo lp degli Amnesia Scanner, nonostante di loro si legga in giro da tempo, e arriva dopo l’ep uscito per Young Turks e una serie di tracce pubblicate in digitale. L’esordio sul catalogo Pan può essere considerato fisiologico per una proposta musicale che abbraccia appieno il postumanesimo di cui l’etichetta berlinese è da tempo imbevuta: del resto i due avevano già collaborato con Bill Kouligas, il boss della Pan, in “Lexachast”, un progetto multimediale che gioca con lo spaesamento digitale. Amnesia Scanner è l’anagramma di Renaissance Man, il primo nome scelto da Ville Haimala e Martti Kalliala per suonare assieme: soprattutto alla luce dell’ultima fatica, di Renaissance Man e della sua tech house appare anche come il doppio degenerato, di cui ora si cominciano a intravedere le germinazioni.

Another Life rimane tutto sommato di facile fruizione, al contrario di molta elettronica decostruzionista: gli Amnesia Scanner mantengono ritmiche abbastanza lineari, prendono a prestito le strutture del pop, giocano coi luoghi comuni musicali del nuovo millennio, deformandoli e mutandoli da elementi rassicuranti in qualcosa di singolare e inquietante. I pezzi, tutti griffati come sempre dalla sigla AS a precedere il titolo, rispondono a una logica di détournement del già sentito, dando luogo a una conturbante rappresentazione della contemporaneità, del sovraccarico di informazioni e di tutti gli eccessi e le distorsioni che accompagnano il nostro quotidiano: Ville e Martti ci tengono a sottolineare come non ci sia nulla di futuristico o distopico in tutto ciò, ma come piuttosto siamo di fronte a un riflesso dell’oggi filtrato attraverso l’estetica di Amnesia Scanner. Dentro Another Life troviamo la house music cannibalizzata di “AS Symmertribal” e pezzi che starebbero benissimo nella soundtrack list di Fifa 19, come la ultra-adrenalinica “AS Faceless”; ci sono episodi che mettono insieme una ritmica simil-reggaeton con riff al fulmicotone (la title-track) e altri che mescolano nu metal, trap, gabber e footwork. Tra gli ospiti ci sono anche la cinese Pan Daijing (anche lei recentemente approdata a Pan, fa la sua parte in due tracce) e la voce sintetica di Oracle, una sorta di applicazione – da quello che posso capire – raro caso di featuring non umano in un disco: toccherà farci l’abitudine?