AMMAR 808, Maghreb United
Ammar 808 è Sofyann Ben Youssef e con questo Maghreb United, che rischiavamo colpevolmente di dormire (ma la pila di promo a fianco al computer è sempre più minacciosamente alta) fa il botto.
Dieci tracce una più esplosiva dell’altra, che vestono di elettronica antiche melodie maghrebine cantate dalle voci potenti e sensuali di Mehdi Nassouli (Morocco), Sofiane Saidi (Algeria) e Cheb Hassen Tej (Tunisia). Canzoni della tradizione Targ, Gnawa e Raï che come fenici risorgono dalle ceneri grazie a un arsenale retro-futuristico: una drum machine Roland TR-808, un gumbri (o sintir, strumento a corde pizzicato, lo suonano tra gli altri anche Josh Abrams e un vero maestro è Bassekou Kouyate, cercate il disco I Speak Fula con Ngoni Ba del 2009), una gasba (flauto dei popoli berberi usato solitamente per accompagnare danze e canti durante celebrazioni o come suono curativo capace di indurre trance) e una zokra (una sorta di cornamusa libica). “Se una canzone sopravvive (e nove delle dieci vengono dall’antica e ricchissima tradizione della regione), vuol dire che ha forza; moriamo tutti, ma le canzoni viaggiano attraverso il tempo, e con questo disco sto cercando di immaginare come sarà la musica tra 10,50,100 anni”, rivela la testa in fiamme di questo progetto che promette di fare faville dal vivo. Un perfetto incrocio tra velleità da dancefloor, urgenza rock, quel quid immortale e imprendibile tipico del vero, profondo folk, per musica che si stampa immediatamente in testa e impone il repeat, invitando il corpo a muoversi, a liberarsi dei suoi fardelli. Ecco, liberazione è la parola esatta: liberare la musica tradizionale dalle gabbie in cui a volte viene rinchiusa, liberare la musica elettronica dal vetro dietro il quale spesso si nasconde per osservare il mondo senza sporcarsi, e creare così un mix speziato e vibrante che inebria come il miglior hashish di Chefchaouen.
“Sono un grande fan della fantascienza, e questo progetto è il modo per costruire una via possibile per comprendere il mondo e la sua identità musicale oggi. Dal vivo il progetto sarà accompagnato anche da un vj”, ed in effetti questa musica ha la potenza di una cronaca tra i vicoli, la credibilità e l’autorevolezza di un muezzin, la febbre delle piazze del mercato con gli incantatori di serpenti, il caos ricco e filosofico di una stazione dei bus zeppa di gente fino all’inverosimile, lo stesso senso di soglia, di passaggio tra mondi: roba che scotta ma non ha effetti collaterali ed è perfettamente legale, non ci sono doganieri né poliziotti solerti che possono impedirvi di sballarvi con questa musica e di ballare scatenati. Perché è quello che viene voglia di fare con “Degdega”, la traccia di apertura, come un predicatore in preda a visioni mistiche, o come dei Nine Inch Nails panarabi, sfatti e storti; in altri frangenti sembra di ascoltare degli Ifriqyya Electrique catapultati nei quartieri generali della techno berlinese (le mille e una notte di “Sidi Kommi”) oppure certe cose di Dj Rupture. Electro-jihad? Panarabismo dubstep? Comunque sia, Maghreb United è perfetto per immaginare un altrove possibile e nemmeno così remoto.
A questo punto è altissima la curiosità per il live di Ammar 808, che prenderà parte al Transmissions Festival a Ravenna a fine novembre.