Almanacco di domani #1
Una volta al mese, condensando ascolti, acquisti, pensieri e tuffi nella memoria. Una panoramica a tutto tondo tra dischi che hanno come comune denominatore le emozioni profonde.
Album
EXPERIMENTAL/AMBIENT
IMMERSION, Sleepless (swim~)
Graditissima sorpresa in casa swim~ è il nuovo disco degli Immersion, duo capitanato da Colin Newman degli Wire e dalla sua compagna Malka Spigel (Minimal Compact) che nei ’90 ci regalò il bellissimo Oscillating. Dell’etichetta londinese, oltre appunto a Oscillating, ricordiamo i grandi album Tree di Oracle, l’omonimo e il successivo Hibernation di Lobe, la fantastica raccolta Space + Time * Liquids + Metals di Cusp e l’altra meravigliosa collection intitolata Water Communication, ma insomma… recuperatevi quanta più musica possibile da swim~, perché ha nascosto per anni delle perle di immenso valore.
Gli Immersion tornano in grande stile con un album (per la prima volta stampato anche su vinile) imbevuto di atmosfere che lambiscono in più punti il kraut-rock, il soundtracking più elettronico e certo post-rock à la Ulrich Schnauss, donandoci una serie di progressioni elettroniche bagnate dal calore del sole, interamente strumentali e di grande respiro, che ci riconciliano con il lato più “adulto” dell’ambient, quella dei grandi signori come Brian Eno, Harold Budd o anche Steve Roach.
AMBIENT/IDM
THE WEATHERMONGER, The Ephemeral City (Twoism Records)
Prima pubblicazione fisica dopo cinque compilation digitali distribuite sulla piattaforma Bandcamp per la neonata label del tribute blog Twoism. Questo degli sconosciuti The Weathermonger sarà probabilmente il miglior materiale “Boards Of Canada inspired” che potrete ascoltare quest’anno. Dal primo all’ultimo brano è un susseguirsi di melodie stratificate, incastri ritmici e pad melodiosi che rilasciano dosi massicce di malinconia in una morsa costante che quanto a concretezza non concede nulla, mantenendo coeso tutto l’ecosistema di un album destinato a sogni importanti.
AMBIENT/COSMIC
ARP, ZEBRA (Mexican Summer)
Il greco Alexis Georgopoulos approda su Mexican Summer con il suo progetto Arp, che in passato ci ha regalato due dischi incredibili sulla norvegese Smalltown Supersound (In Light e The Soft Wave). In questo nuovo ZEBRA amplia la gamma sonora a influenze orientali e new age, sempre con un altissimo il livello di scrittura. L’album, pubblicato sia in cd, sia in doppio vinile, si destreggia benissimo tra sintetismi wave, ambient jazz e rifiniture floreali, offrendo undici composizioni fresche e dal forte spirito evocativo, perse tra affreschi paesaggistici à la Jon Hassell, esotismi Baxteriani e più incisivi e ipnotici gorgheggi cosmici.
TECHNO/ACID
DONATO DOZZY, Filo Loves The Acid (Tresor)
Di importanza storica quest’album del mastodonte Donato Dozzy: si tratta del numero di catalogo 303 del colosso tedesco Tresor, che, vista l’importanza delle tre cifre, non ci ha pensato due volte e gli ha commissionato un disco che potesse celebrare le onde acide della regina delle macchine analogiche, la Roland TB-303. La sua risposta è articolata in otto brani dai quali emerge una profonda conoscenza della macchina unita a una personale interpretazione della techno con la quale dà vita a un magnetico mantra rituale che tributa tanto le spiccate doti melodiche del compianto Susumu Yokota, quanto la ventricolare sapienza groovistica di Emmanuel Top e la sfacciata prorompenza dell’immenso Lory D, in una serie di scritture dove la bassline è impiegata sia sulle stesure ritmiche, sia negli arrangiamenti e negli assoli.
L’acid techno elevata.
HOUSE
THEORY OF MOVEMENT, Theory Of Movement (Duke’s Distribution)
Dan Più pubblicava nel 1999 Self Education, uscito solo su cd per la Moto Music, un album rimasto a prendere polvere, che non ha mai raccolto i giusti riconoscimenti. Tornato in auge durante l’ultima tornata hype intorno a sonorità techno/house/idm ’90, ha ripreso la produzione (o ha semplicemente riversato gli archivi DAT) confezionando, a partire dal 2016, tre album e una manciata di ep. Qui, con uno pseudonimo nuovo di zecca, ci avvolge in un caldissimo abbraccio Deep House fissato su triplo vinile per la gioia degli House lovers più accaniti. Nessun passo falso nonostante la durata, un perfetto equilibrio tra brani alla ricerca di un’epica melodica in odor di santità e altri che, pur mantenendo un feeling elegiaco, aggrediscono il dancefloor con maggior decisione, il tutto con un feeling soul pazzesco.
TECHNO
DEREK CARR, Contact (Subwax Excursions)
Attivo dai primi anni del 2000 e confinato sotto traccia da quel sistema a sottrazione che ha ridotto la techno al fantasma di se stessa, Derek Carr se ne è sempre fregato alla grande e ha pubblicato nel tempo una serie di testimonianze che sono diventate rari oggetti del desiderio contesi su Discogs, almeno adesso che la ruota sembra tornare a girare nel verso giusto (attenti che è la solita buffonata della moda). Carr ha preso la grande eredità techno UK degli anni ’90, l’ha unita ad alcune visioni craighiane più ispirate e ha sempre fatto il suo lavoro senza star lì a sbrodolarsi addosso. Ora è stato “scoperto” ed è così che ci siamo trovati una valanga di uscite (tutte buone) da collezionare per dar carburante ai nostri viaggi interstellari. Contact è il suo quinto album, il primo stampato in vinile, e contiene otto nuovi brani techno che sono altrettanti squisiti collage tra mordente funk, rifiniture space age, solidità ritmica e ottimi arrangiamenti melodici. Uno dei grandi dischi techno del 2018.
AMBIENT
THE ADVISORY CIRCLE, Ways Of Seeing (Ghost Box Records)
John Brooks è sempre andato per conto suo, instancabile manipolatore del suono sia col suo nome di battesimo, sia con lo pseudonimo The Advisory Circle. Uno che è sempre sul pezzo: i suoi dischi sono ogni volta appuntamenti importanti, perché sono pochi i musicisti in grado di raccontare storie così vicine all’immaginazione, o più propriamente alla memoria. Brooks scrive musica che fa rivivere un passato ricordato sempre con malinconia, ricostruendo le pieghe più calde degli Ottanta con un mood così umano da risultare in qualche modo canticchiabile. In questo Ways Of Seeing ripete la magia con un avvolgente spumeggiare di onde marine che si diradano pian piano sul bagnasciuga di un tramonto di fine agosto, colpendo dritto al cuore con un brano immortale come “Skyways”. Non saremo mai stanchi di narrazioni simili.
EXPERIMENTAL
BORIS DIVIDER, optx (Artificial Domain)
Dopo un passato da grande esploratore electro culminato con i due magnifici ep Surface ed Aeon per la Drivecom, Boris Divider sembra ormai esser proiettato in una fase di sperimentazione che lo ha portato a mettere da parte momentaneamente la via del groove. In questa nuova serie di album per la Artificial Domain, infatti, è la componente sound-design a farla da padrone: il musicista spagnolo concentra le sue energie sulla stesura di atmosfere ambient oscure pervase da scintillanti geometrie sonore che delineano mondi in contatto con una ben precisa idea di futuro. Soundscape che sembrano adattarsi perfettamente a immaginari fantascientifici, ai quali è emozionante affidare per un lasso di tempo le proprie visioni e i propri pensieri. Affidarli alle idee di un produttore brillante che merita tutta la vostra attenzione.
DRUM’N’BASS
SKEPTICAL, Enjoy This Trip (Exit Records)
Ashley Tindall all’album di debutto per la Exit Records di D-Bridge, dopo aver praticamente portato il suo suono ovunque tramite una serie di solidi ep coi quali ha sviluppato la sua visione dell’universo drum’n’bass. Tindall entra in ottica long playing puntando l’indice sul ritmo e costruendoci sopra una serie di interpretazioni a loro modo classiche del suono old school made in UK, rifinendo il tutto con elementi ambientali, field recordings e campioni vocali che arricchiscono il pezzo con una narrazione spettrale che non molla mai la presa dall’inizio alla fine. Un disco muscolare, arcigno e cavernoso, ottimo sia per un ripasso del genere, sia per lasciarsi trasportare dalle sue roboanti vibrazioni.
Singoli
AMBIENT/SOUNDTRACK
ULTRAMARINE, Blackwaterside (Random Spectacular)
Amo gli Ultramarine da quando incrociai per la prima volta l’ascolto di Every Man And Woman Is A Star, album stratosferico e classico eterno. Amo il loro suonare maledettamente inglesi, il loro essere due veri signori dell’elettronica, riuscendo ancora oggi, dopo circa trent’anni di attività, a scrivere musica sempre originale, proiettata al futuro e straordinariamente elegante, sia quando i loro pezzi prendono connotati dance, sia quando si lasciano andare a sonorità ambient solari e piene di vitalità.
Quattro brani realizzati per un progetto espositivo e composti per essere la colonna sonora di un set fotografico riguardante l’estuario di Blackwater nel Sussex e pubblicato in un vinile da sette pollici con annesso book fotografico. Gli ingredienti ci sono tutti, da xilofoni ovattati a field recordings, da ritmiche jazz a sintetizzatori che riscaldano le fredde scogliere musicate, e ancora magici riverberi metallici che sembrano echeggiare spettri di antiche navi. Una magia che torna a ripetersi.
TECHNO/ ACID
LORY D, Jam With Deaf Cats (Seilscheibenpfeiler)
Pensandoci bene, l’evoluzione artistica di Lory D è la perfetta sintesi del suo aver saputo dare il massimo a ogni cambio di direzione intrapreso dalla sua musica nel corso degli anni. Dopo aver stupito il mondo con i solchi sperimentali dei primi SNS e dopo aver lasciato un testamento monumentale con l’album Antisystem, l’uomo ha cercato la via del groove senza mai cadere in tentazioni markettare, bensì mantenendosene a distanza di sicurezza per continuare imperterrito a farsi i cazzi suoi. Non esiste attualmente nessuno in grado di concepire groove techno, electro e acid con tale livello di complessità pur mantenendo intatto quel feeling funk che è il perfetto ponte di collegamento tra Roma e Detroit. Lui è il capo e quel che sta realizzando da qualche anno a questa parte, proprio a partire dalla serie degli Strange Days, è qualcosa di commovente. Cassa sempre viva e tonante, tensione alle stelle, raddoppi ritmici e rincalzi analogici, bordate acide a supportare le batterie elettroniche e a volare via in assoli che strappano gli intestini. Lo ascolti, lo balli, lo vivi, sei sostanza acida. C’è in mezzo anche un edit di Marcel Dettmann che potete skippare tranquillamente.
TECHNO/HOUSE/AMBIENT
CRISCO & DJ CHUPACABRA, Surf & Turf (RTCT Records)
Due giovani producer italiani e una label austriaca, pseudonimi bruttini, titolo anche… vai a dargli due lire… Invece parte Crisco sulla Surf side e inanella una perla dopo l’altra partendo con un maglio techno melodico di grandissimo pregio, sfoderando pad d’annata e un ribollio di 303 che addensa il tutto sotto una coltre rumorosa che va a definire l’atmosfera generale. Acido ripreso in A2 con la 303 questa volta in primo piano, senza mezzi termini, la 909 in supporto in un party-acid 2018 da celebrare a braccia alzate. Il terzo tema riprende i pad iniziali e li tuffa in una surfata ambient di gran pregio. Dj Chupacabra riempie la Turf side con un collage house tutto voci, piano e cut’n’paste selvaggio per proseguire concreto con una track house old-school intitolata “Motorola”, un perfetto connubio tra gli affondi deep di casa Strictly Rhythm ed una più moderna visione nella gestione dei suoni di contorno… chiude anche lui in ambient. Un grande ep.
Pensieri a margine
C’è questa roba che sta accadendo a Londra intorno alla figura del sassofonista Idris Rahman, due album e due live con il progetto Ill Considered, dei quali quello registrato al The Crypt pazzesco. Jazz concreto senza concessioni, un Jab in pieno viso che ti vomita addosso tutta la rabbia. Ancora un album a nome Wildflower, stessa cricca con un suono più morbido e il flauto a volare in alto. Prendete tutto senza star a pensarci su!
Ripescaggi
IDM
AA.VV., Emanated (Emanate Records)
Sul finire del ‘90, dagli USA, la Emanate Records diede vita ad una serie di dischi che arrivarono fino al 2002, coordinate ambient, dub, idm ed electro. Un suono sincero, perfetta sintesi di quel periodo di transizione. Spicca questa compilation, il battesimo della label, lo 001, un various che ne illustra perfettamente gli intenti tra acrobazie ritmiche, microsuoni ancora in via di definizione, melodie ad ampio respiro e grandi fraseggi tra le macchine. Finita la sbornia UK, con il mondo non ancora pronto a quella corsa contro il tempo che è arrivata fino ai giorni nostri, un nucleo di idee e suoni pieni di speranza, un respiro vitale che val la pena recuperare.