Allo specchio coi Chaos Shrine
Chaos Shrine = Paul Beauchamp + Andrea Cauduro. Ho già scritto che mi sento stupido a ripresentare gente di cui mi sono occupato in mille occasioni, per cui inizio col dire che c’è un disco lungo uscito oggi per Erototox Decodings, si intitola Mirror Division e mantiene, andando un po’ oltre, le promesse di Prolegomenon, breve autoproduzione uscita a dicembre ’23 per cominciare a far girare il nome. A dialogare qui sono un veterano della scena “industrial” (datemela per buona) internazionale, al lavoro in Italia su tante ottime cose del nostro underground, e un musicista molto più giovane che ha già dimostrato personalità e sfumature solo sue con It’s Always Darkest Before The Dawn: il punto d’incontro, conoscendoli, non può che essere quello delle atmosfere, ma non è tutto così ovvio, dato che Mirror Division mette in gioco il dub, un genere immortale che innerva tantissima musica che ascoltiamo. Abbastanza semplice ipotizzare l’influenza di The Bug e di tutte le esperienze dub-mutanti anni Novanta di cui la creatura più famosa di Kevin Martin è forse l’ultima diramazione, ma Mirror Division non è nemmeno questo, è un’altra roba ancora: c’è qualcosa di arcano e preternaturale nella musica, che ci crea intorno luoghi bui e poco familiari, ma senza il ricorso ai soliti cliché del dark ambient, eccettuato il dominio inevitabile delle basse frequenze, perché questo caratterizza tutti generi chiamati in causa finora. Normalmente non parlo troppe volte con gli stessi artisti, ma a questo giro ho voluto vedere le carte a un duo che mi ha decisamente convinto.
Posto che avevate già lavorato insieme, perché avete lavorato ancora insieme? Chi dei due aveva un’idea e ha pensato “adesso lo chiamo, con lui viene una bomba”?
Andrea: È stato un percorso molto naturale, abbiamo lavorato insieme su tanta musica diversa e a un certo punto c’è stata la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo per entrambi.
Paul: Io e Andrea lavoriamo in studio insieme da qualche anno ormai. Avevo già in bozza alcuni pezzi e non sapevo cosa farci, quindi era abbastanza una scelta naturale collaborare con Andrea.
Avete scelto James Plotkin per il mastering. Perché? Com’è stato collaborare con un pilastro della musica radicale?
Andrea: Per quanto riguarda le produzioni caratterizzate da sonorità basse e oscure Plotkin è un maestro.
Paul: Per il mastering lavoro da anni quasi esclusivamente con Plotkin. È davvero bravo e secondo me è il tecnico perfetto per le mie produzioni.
Il sound e i titoli dei pezzi sono senza dubbio infernali. Il titolo, invece, a cosa fa riferimento?
Andrea: Tutto il concept è di Paul, ispirato dal mondo Chaos Magic, dal quale anche io sono rimasto molto affascinato.
Paul: Qui preferisco conservare un po’ di mistero. Lascio agli ascoltatori il compito di trovare il loro significato.
Ho suggerito a Vasco Viviani questa domanda per i vostri vicini di casa SabaSaba. La riciclo. Ascoltando i vostri dischi è inevitabile parlare di musica dub, genere immortale e infettivo. È presente in voi, nei SabaSaba come ad esempio in Scorn, anche se in tutti questi progetti non c’è traccia di Giamaica. Chi vi ha contagiato col dub?
Andrea: Sicuramente gli Scorn e gli ultimi dischi di The Bug. La dub è comunque un pretesto, ci è piaciuto giocare con degli elementi anche decontestualizzando dei cliché del genere, piuttosto che rifarci stilisticamente alla dub.
Paul: Io ho iniziato a esplorare il mondo “dub” coi dischi di Techno Animal, Scorn e altri dischi sperimentali di Justin Broadrick e Kevin Richard Martin. Poi ovviamente Lee Scratch Perry. Anche Adrian Sherwood.
Il dub, scusate l’ovvietà, ha questa componente “sperimentale”, “da studio”. Paul, nel suo studio, ha anche prodotto tanti (bei) dischi del nostro underground. Avete provato qualcosa di nuovo per voi con/grazie a Mirror Division? Macchine, strumentazione, metodi di registrazione…
Andrea: Il processo di registrazione è stato molto particolare. Pur utilizzando strumentazioni digitali abbiamo cercato di replicare un approccio “vecchia scuola”, ad esempio per quanto riguarda i loop.
Paul: Per me Chaos Shrine è quasi tutto nuovo. È la prima volta che mi metto a fare la ritmica e il programming. Con Andrea abbiamo anche sviluppato un modo interessante con cui interveniamo uno sui suoni dell’altro. Lo trovo molto divertente.
Anche senza influsso dub, il disco suonerebbe comunque coerente. Dentro ci sono tante cose, ma io sarò in grado di ricordare bene l’atmosfera anche fra un anno. Cercavate questa omogeneità? Me la sono sognata? Se non me la sono sognata, quale è stato il trucco per ottenerla?
Andrea: C’è sicuramente una certa attenzione anche per quanto riguarda la composizione, in ogni brano c’è un’idea melodica, un tema, che contribuisce a dare una certa omogeneità di linguaggio che forse va oltre lo stile.
Paul: Non l’hai sognato per niente. Però secondo me è una cosa che esce più o meno in automatico. Sicuramente la musica riflette molto il clima sociale che stiamo vivendo nel momento in cui componiamo.
Vi chiedo, infine, di raccontarci qualcosa su Erototox Decodings. Secondo me in pochi qui la conoscono.
Paul: Ho conosciuto il tipo di Erototox anni fa e siamo amici. Ha anche pubblicato il mio ultimo album solista. Poi la sua etichetta ha tanti altri amici con cui ho lavorato nel passato, tipo John Duncan, Jochen Arbeit, Schneider T.M. e Elena M. Rosa La Vita. Era una scelta naturale proporre questo lavoro a Erototox Decodings e sono molto contento che abbia deciso di pubblicarlo.