Alla vecchia maniera: tre band che ci fanno tornare negli Ottanta meglio di una macchina del tempo
Recuperiamo in un’unica sede tre gruppi che potremmo accomunare sotto il cappello dell’hardcore-punk vecchia scuola, ovverosia quella scena che, a cavallo tra fine anni Settanta e prima metà anni Ottanta prendeva le mosse dal punk – ancora fortemente presente nel suono sia in chiave originale che in versione post-punk – per estremizzarlo e portarlo a un nuovo livello di aggressività senza per questo avvicinarsi al metal, visto ancora come un qualcosa di distante e totalmente avulso (il crossover sarebbe esploso solo anni dopo).
I nomi di cui ci andiamo ad occupare oggi mantengono ancora tutto l’armamentario sonoro di quel periodo per interpretare a loro modo il momento preciso in cui il punk veniva travolto e scosso dal nascere della scena hardcore e dal suo rifiuto totale di ogni aspetto “da cartolina” e da ogni tentazione commerciale. Fine dichiarato del nascente linguaggio era portare in dono agli amanti dell’estremismo sonoro una modalità espressiva più consapevole riguardo ai contenuti e indissolubilmente legata all’etica d.i.y. e, soprattutto in Italia, connessa con il giro degli squat e delle occupazioni.
TUONO, Ho Scelto La Morte
I primi di cui ci occupiamo sono i Tuono, da Bologna, al cui interno si muovono membri di Horror Vacui, Impulso, Kontatto e molti altri gruppi e progetti che riempirebbero un’intera pagina solo ad elencarli tutti.
Il loro è un sound grezzo, urticante, che affonda le radici nella prima scena hardcore italiana tra Wretched, Impact, Kina, Stinky Rats e altri protagonisti di quel periodo, iniettandovi un robusto retrogusto post-punk (compreso qualche ritmo in levare), per creare un concentrato di quello che era l’umore di una stagione speciale.
Se, già all’epoca, l’obbiettivo era la ricerca di una nuova formula espressiva più attuale e in linea con i cambiamenti sociali che si andavano a delineare, i Tuono, ormai troppo distanti da quell’immaginario nichilista e distruttivo fine a sé stesso del punk ’77, riprendono la spinta originaria per catapultare l’ascoltatore indietro nel tempo e fargli respirare ancora una volta quelle pulsioni. Musica volutamente nostalgica e con lo sguardo rivolto indietro. Nessun tentativo di cercare un appiglio nell’oggi che non siano le istanze e rivendicazioni ormai date per scontate e purtroppo messe ancora una volta in discussione; il che spiega probabilmente la voglia di ripercorrere quelle vecchie strade e dissotterrare l’antica ascia di guerra ormai sostituita da armi più attuali ma non necessariamente più efficaci.
SERPE, Re Dei Serpenti
Anche con i toscani Serpe ci troviamo alle prese con volti noti della scena locale, ovvero Carlos Dunga, Iena, xDeloreanx, Loia, Dragnet e via dicendo. Anche qui i Wretched e la prima scena hardcore italiana fanno da numi tutelari, ma si alza la velocità di crociera e spariscono quasi del tutto i riflessi post-punk presenti nei Tuono anzi, sembra quasi che i Serpe vogliano mettere in difficoltà l’ascoltatore con brani sparati in faccia come schiaffi, in cui l’urgenza di gridare i testi detta il tempo di marcia al tutto, con improvvise accelerazioni e colpi di coda.
In questo ricordano la voglia di confrontarsi e provocare di una band come i C.C.M. e il loro desiderio di spostare il livello di scontro un gradino più in alto: un aspetto che gli autori di Re Dei Serpenti sembrano tenere sempre in conto con la loro scrittura urticante e irruente, priva di momenti in cui la soglia dell’attenzione possa abbassarsi. Perfetti per una stagione in cui tornano a farsi sentire le tensioni sociali e la necessità di scendere in piazza senza preoccuparsi troppo dei consigli saggi di chi vorrebbe messa in scena una versione addomesticata e, in qualche modo, rassicurante del conflitto.
RIOT SQUAD, Riot Squad
A chiudere questo trittico di vecchia scuola hardcore ruvida e nient’affatto rassicurante, arrivano i Riot Squad da Ferrara. La formazione nasce come tributo ai Bad Brains e quindi con uno sguardo più marcato verso la scena degli States, seppure non manchino anche qui evidenti legami con quella italiana; del resto tra i membri c’è qualche vecchia conoscenza che ha contribuito alla nascita e all’esplosione della stessa.
Come si diceva, il respiro è qui più internazionale e in particolare si guarda alla Dischord e a Washington D.C., con gruppi come Scream e i Minor Threat, ma anche Faith, Teen idles, S.O.A., senza ovviamente dimenticare il ruolo centrale dei Bad Brains che aleggiano su tutte le tracce come vera e propria fonte di ispirazione primaria.
Il risultato è un pugno di brani che colpiscono il centro per la capacità di bilanciare i vari ingredienti in gioco e ricondurli all’interno di un lavoro che rende omaggio in modo efficace e convincente, soprattutto nel giocare a carte scoperte, senza nascondere o limitare le citazioni (come la chitarra à la Ginn su “Into The Flesh”). La scrittura a fuoco e l’indubbia conoscenza diretta della materia prima permettono anche ai Riot Squad di portare a casa il risultato senza fatica, al pari dei due gruppi già citati in questa carrellata di campioni della vecchia maniera.
A volte fa piacere rituffarsi in certi suoni senza per forza dover riesumare i dischi già consumati e mandati a memoria; per questo vi segnaliamo il terzetto Tuono, Serpe e Riot Squad, certi che un giro sui rispettivi Bandcamp non vi farà rimpiangere il tempo speso.